“Ed è anche più della semplice somma delle parti. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi. Però occorre farlo senza evadere, senza sradicamenti.
È necessario affondare le radici nella terra fertile e nella storia del proprio luogo, che è un dono di Dio. Si lavora nel piccolo, con ciò che è vicino, però con una prospettiva più ampia.
Il Vangelo è lievito che fermenta tutta la massa e città che brilla sull’alto del monte illuminando tutti i popoli. …non cessa di essere Buona Notizia finché non è annunciato a tutti, finché non feconda e risana tutte le dimensioni dell’uomo, e finché non unisce tutti gli uomini nella mensa del Regno” (EG 235.237).
Due domande: cosa mi aspetto dalla vita? Se penso al futuro, ho paura o nutro speranza? La risposta può rivelare se, nonostante gli anni che passano, sono ancora giovane. E se poi il bambino o ragazzo o giovane mi disturba, allora devo temere la vecchiaia che incombe!
La prospettiva del futuro sta nello sguardo stupito sulle nuove generazioni. Come fu motivo di stupore la narrazione che i pastori facevano di quello che avevano visto.
È lo stupore per ciò che già si vede. Un Natale di vita che si realizza
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