01.02.2015 – 4^ Domenica del Tempo Ordinario: Insegnava come uno che ha autorità!

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

Alla chiamata dei primi discepoli segue la giornata di Cafarnao; è una ‘giornata tipo’ che inizia dalla sinagoga. Il suo insegnamento in apparenza è simile a quello degli scribi: come loro, ha un gruppo di discepoli e spiega le Scritture nella liturgia sinagogale del sabato.

Ma la gente si rende ben presto conto che non è un maestro come gli altri: “Erano stupiti del suo insegnamento” (Mc 1,22). Egli infatti dava voce ai fatti che compiva. Aveva una sincerità e una lealtà che appariva potente in tutte le sue parole, parlava “come uno che ha autorità” fino a comandare vittoriosamente allo spirito impuro di un indemoniato. Marco presenta quindi la parola in atto: in fondo è Gesù stesso il lieto annunzio, il vero contenuto della sua proclamazione.

E l’ulteriore novità – rispetto agli scribi – è la potenza di mettere l’uomo direttamente in contatto con il Dio vicino, contatto che non passa più attraverso i ragionamenti degli scribi, le prescrizioni della Legge o il tempio di Gerusalemme.

Marco mostra così l’efficacia della “buona notizia”: con Gesù il male non può resistere e l’uomo non può più restarne schiavo.

Notiamo per inciso che la cultura del tempo attribuiva le malattie psichiche e fisiche all’influsso di un qualche essere personale, nemico dell’uomo e opposto ai piani di Dio. Ma Gesù padroneggia la situazione unendo la compassione e la prossimità con la fermezza e la lucidità nel distinguere tra ciò che quest’uomo è veramente nel suo profondo e ciò che è disturbo.

Il primo ad intuire immediatamente il pericolo mortale è il demonio, che cerca di opporre resistenza, facendo gridare il malcapitato e cercando così di mettere in fuga l’esorcista. Esso urla che Gesù deve rimanere nel suo ambito, nella sua sfera di influenza, e cioè il mondo sacrale di Dio, consegnando invece alla loro influenza (al plurale perché il demonio è come una pluralità di demoni) l’umanità malata di questo disgraziato: “che c’entri con noi? (Mc 1,24).

Ma Gesù con quel “taci” annulla quell’ appropriazione indebita.

E non è irrilevante che ciò accada proprio nella sinagoga. Essa simboleggia la via della legge, la via del giudaismo che è incapace di operare la liberazione dell’uomo come fa invece la parola potente di Gesù.

CHE E’ MAI QUESTO?

È l’interrogativo per lo stupore di fronte a Gesù, che però non sempre conduce alla fede, più spesso ad un’inutile notorietà: “la sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea”. La folla trasformerà ben presto il suo stupore in dichiarata ostilità. Vincere la battaglia contro gli spiriti impuri è molto facile; ben più difficile, anche per Gesù, è vincere la battaglia contro l’incredulità degli uomini.

Oggi anche noi possiamo essere trasformati da Gesù, vivente nella sua comunità, nel cuore, nella mente e in tutto l’essere, per diventare vangelo che gli uomini e le donne del nostro tempo possono leggere. Gesù presente in noi e tra noi può stupire e attirare ancora.

Diceva una persona in ricerca della fede: “Per me i cristiani veri parlano con gli occhi. Per ora li ammiro anche se non riesco ad essere come loro”.