01.10.2017 – 26^ del Tempo Ordinario: IL NO CHE DIVENTA SÌ! (Mt 21, 28-32)

01.10.2017 – 26^ del Tempo Ordinario: IL NO CHE DIVENTA SÌ! (Mt 21, 28-32)

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

“Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò” (Mt 21, 29.29).

Chi dei due aveva voglia per davvero di andare a lavorare nella vigna del padre? La risposta sarebbe troppo semplice: in realtà, nessuno dei due. L’unica differenza è che uno dei due fratelli ha avuto il coraggio di dirlo, mentre l’altro non l’ha avuto.

Dov’è la svolta che porta il primo ad andare? È il superamento del proprio sentire, oltrepassare la propria sensibilità. È la vittoria sulla pigrizia di cui uno si rende conto, dà un colpo d’ala e va. Del resto essa si vince non parlandone e nemmeno combattendola, ma semplicemente agendo con tutte le forze in controtendenza convinti che vale la pena faticare per qualcosa e per qualcuno così da poter dire: ce l’ho fatta!

Si tratta di un atteggiamento che dà senso a tutta la vita, pur sempre costellata di scelte che implicano il sacrificio di qualcosa.

È la logica che nasce dal battesimo che ci immerge nel mistero dell’amore di Gesù e da qui, se siamo abitati dalla nostra umana fragilità, lo siamo anche dalla fiamma dello Spirito Santo che ci rende capaci di acconsentire agli appelli della vita e ai rimorsi del cuore.

Il problema per l’uomo dunque non è quello di non sbagliare ma quello di perdersi nell’ errore, cioè puntare, ragionare, crogiolarsi in esso. È come giocare le proprie carte sul negativo, si rimane sempre invischiati fino a non potersene più liberare. Del resto se si moltiplica lo zero, il risultato è sempre zero.

E allora il metodo che può risultare per davvero vincente, è quello di trasformare ciò che costa in pedana di lancio. Ma ci si può lanciare solo se la piattaforma “sacrificio” entra in pianta stabile nella vita. È il sacrificio di se stessi e il superamento di quei livelli che frenano e incutono paura creando complicazioni e un animo esasperato. Ora, lo sappiamo, che la paura si vince nei modi più semplici come il semplice fischiettare in mezzo al bosco all’imbrunire, oppure guardando fissi la meta che si prova a raggiungere con passo svelto. Ma decisamente quando qualcuno ti accompagna e tiene la tua mano.

Dal Vangelo di oggi si comprende quanto sia importante per noi la nostra condizione fragile e il peso della nostra piccola o grande miseria che attira Dio con la sua misericordia. È proprio vero che Dio è dedito a salvare l’uomo più per via di misericordia che per via del bene compiuto giornalmente.

È paradossale ma vero che il no che oggi diciamo non preoccupi Dio più di quel tanto, in quanto consapevole che si può convertire benissimo in un sì coi fiocchi.

E Lui è munito di una pazienza infinita che lo fissa nella condizione di continua attesa.