01.12.2024 – 1^ Domenica di Avvento: CHE COSA SIGNIFICA ATTESA? DA DOVE PARTIRE?
, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,Il primo ad essere in attesa è Dio.
Sì, Dio è in attesa di ognuno di noi, semplicemente perché ci ama in un modo unico e appassionato.
Approfittiamo di questo tempo di Avvento per lasciare che egli corra verso di noi e ci prenda nelle sue braccia anche se, come il figlio prodigo, ci accade di essere prigionieri della vergogna. Dio è in attesa di tutti quelli che ci circondano e, in modo particolare, di quanti faticano ad andare avanti, di quelli che sono ciechi o sordi.
Dio attende da ognuno di noi che sappiamo, come hanno saputo fare i profeti, dire con la parola e con la vita quello che abita il suo cuore. Non dimentichiamo che il giorno del nostro battesimo siamo stati consacrati profeti, che Dio ha voluto aver bisogno di Mosè e di Isaia per dire le parole della sua attesa, che ha voluto aver bisogno di Maria per dare un corpo alla sua attesa. Egli vuole ancor oggi aver bisogno di ciascuno di noi, per condividere quello che gli sta più a cuore: la felicità dell’umanità, di tutte le persone, a partire dai più piccoli. Dio, dunque, è il primo a essere in attesa di noi.
Non possiamo dimenticare che nella Bibbia si parla anche dell’attesa degli uomini, dell’attesa di un popolo, della diversità delle sue attese e il peso delle loro ambiguità. Nel libro dei Salmi quest’attesa si esprime nel modo più manifesto e diversificato. Ci sono salmi che indicano l’attesa fiduciosa («Chiunque in te spera non resti deluso […] io spero in te tutto il giorno», 25,3.5); altri che invitano colui che prega ad accogliere un appello («Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore», 27,14) oppure lanciano un grido («Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido», 40,2). Ce ne sono alcuni che danno voce a una sofferenza pesante: «Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio» (69,4.21).
Da Servizio della Parola, ed Queriniana
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