02.01.2022 – 2^ Domenica dopo Natale: In principio “Il Progetto”
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,1. Scrive Giovanni, “In principio” – prima dell’inizio della creazione – esisteva già il “Logos” “progetto” formulato dalla “parola”.
Quale? Realizzare un amore di una qualità nuova che, venendo da Dio, soppianta ciò che amore non è. E continua: “Il verbo era Dio” e meglio: “e un Dio era questo progetto”. Giovanni ci presenta un Dio talmente innamorato dell’umanità, che non gli basta aver creato l’uomo in carne e ossa, ma lo vuole innalzare alla sua stessa condizione divina; Egli vuole concedere all’uomo una vita che, come quella sua, sarà indistruttibile.
E, continua Giovanni, “questo progetto conteneva la vita… che era la luce dell’uomo … e questa luce brilla nelle tenebre”. La luce indica qui il gruppo dei credenti che hanno accolto questo messaggio d’amore e nel viverlo emana la luce. Nella misura in cui quello che vive è autentico, brillerà questa luce dell’amore e farà sì che le tenebre si allontanino. E si dice infatti: “ma queste tenebre non l’hanno estinta”. Erano già cominciate le persecuzioni per la comunità dei credenti e Giovanni la rassicura: le tenebre non possono estinguerla. C’è una potenza nelle tenebre che nel Vangelo di Giovanni è rappresentata proprio dall’istituzione religiosa, che tenterà di soffocare questa luce ma non ci riuscirà.
Il progetto di Gesù è di creare una comunità di credenti dinamica e animata dallo spirito, e quindi aperta sempre verso il nuovo. Il rischio, sempre presente, è che da dinamica comunità si degradi a rigida istituzione, non più animata dallo spirito, ma regolata dalle leggi. Quindi non più aperta all’uomo, ma timorosa e diffidente di tutto quello che è nuovo.
2. Ma ecco finalmente, il positivo: “ma a quanti lo hanno accolto, li rese capaci di diventare figli di Dio”.
“Figli di Dio” sono quelli che vivono un amore che assomiglia a quello di Dio. E questo accade se sono capaci, come Lui, di voler bene anche a chi non se lo merita. La caratteristica di Dio è questa: Dio non ama perché uno è buono, ma perché Egli è buono; se sono capaci di fare del bene senza aspettare nulla in cambio, perché così ha fatto Dio con noi; se sono capaci, come Lui, di perdonare gli altri prima ancora che vengano a chiedere il perdono, perché così fa Dio nei loro confronti. E allora dov’è il Dio che si offende, il Dio che si arrabbia, il Dio, addirittura, che castiga? Ma questo non lo può fare perché è solo Amore. Nel caso siamo noi che con atteggiamenti sbagliati, ci chiudiamo, perché non amando gli altri, restringiamo la capacità di ricevere questo amore.
3. “E così la parola” – o il progetto – “si fece uomo”, lett.: “e si attendò tra noi”.
Dio ha preso la sua tenda e l’ha posta in mezzo al popolo. Ovunque ci sono dei credenti che vivono in sintonia con questo amore – anche se in maniera non perfetta -, se solo c’è in loro un desiderio iniziale di sprigionare questa capacità d’amore, Dio è presente.
Al versetto 16 si afferma che la prova di questo amore è che “dalla sua pienezza” – dalla pienezza di questo amore – “tutti noi abbiamo ricevuto un «amore per amore»”. Cosa vuole dire? Che lui ci ha amati per primi e la nostra risposta d’amore – non a Dio, non a Gesù, ma agli altri – provoca una maggiore risposta d’amore da parte di Dio. Potremmo dire che noi abbiamo ricevuto un “amore che cresce”; più noi amiamo e più noi scopriamo e sviluppiamo dentro di noi nuove capacità d’amare.
Il versetto finale di questo prologo, dice: “Dio nessuno l’ha mai visto”. L’esperienza di Mosè, e poi quella di Elia, sono state tutte esperienze di Dio parziali e limitate.
“Solo il Figlio unigenito – figlio prezioso! – Colui che è nell’intimità del Padre, costui ne è stato la spiegazione”. L’evangelista dice che Gesù è “nel seno del Padre”, espressione ebraica che significa “nella piena intimità del Padre”, ed è quindi l’unico che ci fa comprendere chi è Dio. E Gesù questa pienezza d’intimità non la ritiene una prerogativa gelosa, ma la offre a tutti noi.
(con l’apporto di Alberto Maggi)