Un anno davanti a noi ci dice almeno due cose: primo che non dobbiamo sprecarlo e secondo che possiamo realizzarlo nel migliore dei modi.
Perché questo accada è necessario accoglierlo così com’è cioè senza troppe attese e nemmeno con triste rassegnazione.
Il che comporta un alta dose di coraggio e di speranza.
Dove trovare il coraggio?
Molti lo augurano quando qualcuno è in difficoltà ma lo possono dare solo come frutto della loro vita anch’essa colma di ferite, e se l’esperienza esperienza risulta positiva. E ha per questo il suo valore!
Perché non provare a dar credito a Gesù che ai discepoli immersi in una bufera in cui rischiano la morte, dice: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” (Mt 14,27).
E la speranza chi può darmela?
Anche qui posso trovare chi è positivo e ottimista.
Purché poi per voler essere anche realista, si vede che la speranza cede. Così capitò ai due discepoli di Emmaus che si erano nutriti di speranza e poi sono rimasti delusi. E questo è il segno che un conto è sapere le cose, meditarle e poi farne esperienza pratica. Paolo ci dice che “la speranza non delude” (Rm 5,5). Ed è vero se è riposta in chi è abituato ai superamenti che richiedono fatica e in particolare quello della morte.
E allora anche qui non è forse meglio credere a Gesù che dice: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà ” (Gv 11,25)?
Un anno con Gesù significa poterlo vivere con un coraggio solido e una speranza senza cedimenti!
E allora l’anno potrà essere anche umanamente difficile, ma il cuore e la mente posso viverlo con la pace e la serenità che vengono da Dio.

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