02.05.2021 – 5^ Domenica di Pasqua: Rimanete in me e io in voi (Gv 15,4)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,La Bibbia usa più volte l’immagine della vite per tradurre la Parola in parole. Il testo che ci viene donato in questa domenica ci parla di una vigna che risponde alle attese del vignaiolo: Gesù dice parlando di sé: “Io sono la vite e il Padre mio è l’agricoltore” (Gv 15,1).
Quando leggiamo questo brano poi siamo colpiti dalla frequenza con cui l’evangelista usa il verbo “rimanere”. È una “catena” di rimanere: i discepoli rimangono in Gesù come tralci nella vite; Gesù nell’amore del Padre; Gesù nei suoi discepoli; la gioia di Gesù nei discepoli. Cerchiamo di capire che cosa vuol dire “rimanere”, un verbo che dice idea di durata. Per la tradizione biblica solo Dio “rimane”: lui è la roccia, e la dimora; è da sempre e per sempre. La vita umana invece è instabile, fragile, frammentata: “è come un fiore di campo; è il soffio del vento”. Poiché Dio “rimane” l’umanità può porsi alla ricerca di lui.
Quando i due discepoli del Battista vivono il loro primo incontro con Gesù si sentono chiedere: “Che cosa cercate?”. Ed essi gli rispondono: “Maestro dove dimori?”. E sappiamo che i due non sono solo alla ricerca di un luogo, ma di una relazione, di qualcuno con cui rimanere perché la vita abbia significato: “Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui” (Gv 1,31).
Attraverso il seguire poi Gesù, il “rimanere con” assume una qualità più profonda espressa dall’evangelista nel “rimanere in”: “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15,4). Come camminare nel ritmo frenetico delle nostre giornate “rimanendo” nella relazione con Cristo? Rimanendo innanzitutto nella Parola e che la Parola abiti in noi: una Parola conosciuta, amata, vissuta e comunicata. Rimanere poi in Gesù “come i tralci nella vite”. Rimanere ancora nell’amore del Figlio: soltanto l’amore rimane.