03.12.2017 – 1^ Avvento: VEGLIATE: VIVETE IL BRANO DI STORIA CHE VI SPETTA (Marco 13,33-37)
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Gesù dice: “Fate attenzione, vegliate”. Il sonno è indice di inattività; mentre Dio vuole i suoi figli come collaboratori nella attuazione dei suoi progetti.
Gesù così lo spiega: “E’ come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi …” : si tratta dei servi – i discepoli impegnati – della comunità, cioè gli uni a servizio degli altri. Lo Spirito – donato da Gesù – dà loro la sua stessa capacità di comunicare la vita.
“A ciascuno il suo compito e ha ordinato al portiere di “vegliare” …”: nasce una nuova relazione con Dio impostata non sulle leggi di Mosè, ma sull’accoglienza del suo amore. È un ordine dato al portiere, che nella cultura di allora era il responsabile della sicurezza di coloro che stavano dietro, colui che, nella comunità cristiana, è incaricato di svolgere i servizi più importanti, quelli da cui dipende la vita stessa della chiesa: l’annuncio della parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti, il sostegno dei discepoli che vacillano nella fede. Ma che diventa poi anche una figura collettiva che riguarda l’impegno di tutta la comunità.
È qui sottesa la funzione permanente di servizio che rende i discepoli di Gesù riconoscibili. Non un servizio una volta ogni tanto, ma un servizio che sia il distintivo della comunità.
E Gesù continua: “Vegliate dunque: voi non sapete quando il signore della casa ritornerà …” : si parla di casa, di qualcosa di familiare; il messaggio non è più limitato a un popolo, a una nazione, a una religione, ma è un messaggio universale, e la casa è un’immagine che tutti possono capire.
E di nuovo l’avvertimento di Gesù: “Fate in modo che, giungendo all’improvviso…” – si tratta di un’irruzione che non lascia tempo di cambiare atteggiamento – “non vi trovi addormentati” , incapaci di aderire a Gesù (vedi il sonno nell’orto degli ulivi!).
E poi la conclusione: “Quello che dico a voi lo dico a tutti: vegliate”. Diventa ancora più chiaro che messaggio che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli è un messaggio per tutti. Il servizio, come distintivo che rende riconoscibile la persona, come lo è il discepolo, in maniera permanente, abituale e distinguibile, è quello che permette al Padre di occuparsi dei suoi figli quando sarà il momento della fine.
Ecco un brano illuminante di Papa Francesco.
Il tempo è superiore allo spazio (EG 223)
“Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza (l’orizzonte che ci si apre dinanzi) e limite (lo spazio circoscritto), assegnando priorità al tempo.
Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli.
Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi.
Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci”.
Per ricordare!
Qui dove vivo, sono vissuti altri e ci sarà chi verrà dopo di me. Agire bene, senza ansia, quel brano o segmento di storia che ora tocca a me.
È il mio servizio