I pastori non ebbero difficoltà a trovare il luogo della nascita di Gesù; il segno della mangiatoia riconduceva al 100% a uno di loro. Per chi veniva da fuori risultava invece del tutto impossibile trovare quel posto, tanto piccolo, senza indicazione.
Ma chi poteva darla? Ne nasce un passaparola che arriva, addirittura, alla corte del re. E si genera un turbamento generale.
E come mai sanno di un tale evento quelli fuori regione, mentre i vicini erano del tutto all’oscuro? E dire che la domanda è chiara: Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Si parla del loro re! Ma quale se ce n’è uno già regnante?
E va comunque data una risposta a questa gente che ha compiuto chilometri e chilometri per arrivare fin lì. E, come sappiamo, la ricerca individua il luogo nella borgata di Betlemme. Ma di un luogo quasi insignificante: come può essere che da lì venga un re? Sappiamo anche dell’inganno di Erode.
Matteo annota il vero motivo di un così lungo viaggio: “siamo venuti per adorarlo … Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono.
Papa Benedetto XVI° ne parla così:
“La parola greca suona proskynesis, (nota: è una parola composta da due termini: ‘pros’, che significa ‘a’, ‘verso’ – e ‘kyneo’, che significa bacio. Il bacio in questione però non era un bacio d’affetto, d’amore, ma di assoggettamento. Il suddito o lo sconfitto si chinava e baciava l’anello del re o del vincitore), per noi dice riconoscimento di Dio come nostra vera misura, la cui norma accettiamo di seguire.
Significa che libertà non vuol dire godersi la vita, ritenersi assolutamente autonomi, ma orientarsi secondo la misura della verità e del bene, per diventare in tal modo noi stessi veri e buoni. Questo gesto è necessario, anche se la nostra brama di libertà in un primo momento resiste a questa prospettiva.
La parola latina per adorazione ricalca il significato ma in positivo ed è ad-oratio, contatto bocca a bocca, bacio, abbraccio e quindi in fondo amore. La sottomissione diventa unione, perché colui al quale ci sottomettiamo è Amore. Così sottomissione acquista un senso, perché non ci impone cose estranee, ma ci libera in funzione della più intima verità del nostro essere”.
E papa Francesco gli fa eco:
“Senza uscire da sé, senza incontrare, senza adorare non si conosce Dio. La teologia e l’efficienza pastorale servono a poco se non si piegano le ginocchia, se non si fa come i magi, che non furono solo sapienti organizzatori di un viaggio, ma camminarono e adorarono”. Riconoscono Dio nell’uomo.
Gesù un giorno dirà ad una donna:
“I veri adoratori adoreranno il Padre… Non la religione dei padri, che ci lega a tradizioni che non sappiamo neanche cosa vogliono dire, ma l’amore del Padre e il Padre è l’origine dei fratelli, è il Padre comune. Quindi il vero culto è l’amore del fratello. Dov’è che adori il Padre? Nel fratello, che è come te figlio di Dio. Così adori Dio in Spirito e verità. Spirito vuol dire vita; la vita di Dio è l’amore tra Padre e Figlio; noi viviamo della vita di Dio, della pienezza di vita proprio amando i fratelli con lo stesso amore del Padre, questa è la vera adorazione” (Silvano Fausti)