06.06.2021 – SS Corpo e Sangue di Gesù: Gesù comunica la sua stessa vita
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,I discepoli che andarono a preparare il luogo per la Pasqua, non pensavano di certo a ciò che tra poco sarebbe accaduto. Ne erano ignari. È vero che Gesù ne aveva parlato alla sinagoga di Cafarnao ma da allora ne era passato di tempo. Al termine di quel discorso, non compreso, Pietro aveva detto: “tu solo, Gesù, hai parole di vita eterna.
Ora però sentiranno cosa Gesù dirà, vedranno la coerenza e la fedeltà alle sue parole: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per” (Gv 15,13); e Lui la vita la darà per davvero, donando se stesso, fino in fondo. È, questa, l’espressione più elevata dell’Amore, un gesto da “vero Dio” che si fa uomo per incarnare l’Amore che era da sempre.
Qui non c’è che da contemplare e da credere.
Qui c’è tutto il progetto di Dio: coinvolgere tutti nella Sua stessa Vita in una Alleanza sigillata col sangue. È la sua parte indelebile e senza ripensamenti.
Dice San Tommaso D’Aquino: “L’Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, dei” (2° brano dell’Ufficio delle Letture).
Dio governa gli uomini comunicando loro la sua stessa capacità d’amore, il suo stesso spirito, la sua stessa forza d’amore. Quindi ecco un uomo – Gesù – che ci comunica la sua vita.
Quel Pane divenuto Corpo di Gesù fa poi un solo Corpo di coloro che lo ricevono per renderli anch’essi pronti a consegnarsi all’Amore e nei quali altri possano avere fiducia.
È là che si prende il coraggio di rinnovare questa umanità prima di tutto interiormente e poi anche materialmente. Un Amore – dono ricrea le condizioni di vicinanza, toglie dalla solitudine e ridona speranza, per poi giungere alla migliore divisione anche dei beni.
È un’Alleanza offerta da Gesù in Persona che diviene realtà ad ogni Messa.
Dice infatti Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6, 56) e san Paolo completa: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1^Cor 10,17).
Sono e vivo, allora, come parte di questo Corpo. Non sono più solo!
È qui che l’uomo ritrova la propria identità e man mano si distacca da ciò che creava il suo potere e può elargire anche ciò che è suo. Qui ci sono i presupposti e insieme la realtà del vero futuro.