06.11.2022 – 32^ del Tempo Ordinario: Dio non è dei morti, ma dei viventi (Lc 20,38)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,Le letture di questa domenica ci invitano a riflettere sulla fede nella vita dopo la morte. Siamo aiutati in questa riflessione da una domanda rivolta a Gesù. Egli è entrato in Gerusalemme ed è ormai vicino all’ultima Pasqua; si confronta un’ultima volta con i suoi avversari (scribi, dottori della Legge, capi dei sacerdoti) mettendoli a tacere con l’autorevolezza del suo in-segnamento. Luca ci racconta poi che alcuni sadducei si avvicinano a Gesù e gli propongono una domanda: “Dopo aver sposato sette fratelli, morti uno dopo l’altro senza avere figli, e dopo essere morta, la vedova nella risurrezione di chi sarà moglie?”. Gesù, rispondendo, afferma che nel mondo presente il matrimonio è necessario per la sopravvivenza della specie umana, ma non lo sarà quando l’uomo vivrà per l’eternità presso Dio. Gesù sottolinea così la diversità qualitativa esistente tra la vita dell’uomo sulla terra e la vita dopo la morte, quando la persona con la risurrezione entrerà in una relazione piena e definitiva di comunione con Dio.
Gesù ci aiuta a considerare che la vita dopo la morte non è una semplice prosecuzione dell’esistenza di quaggiù. Nel mondo futuro gli uomini non avranno più bisogno di combattere contro la morte, poiché questa sarà eliminata da Dio. Tra questa vita e quella dopo la morte c’è un vero e proprio salto di qualità, grazie al quale gli uomini vivranno in una pace, che ora non possono nemmeno immaginare.
Anche noi saremo chiamati ad essere “uguali agli angeli”. Anche noi vivremo per sempre “per lui”. Allora fin da adesso è necessario che impariamo a vivere la vita per Dio, perché se questa è la meta, essa non si può improvvisare. Vivere per il Dio dei viventi mi sembra voglia dirci fare azioni che servono alla vita e fare azioni che un domani “porteremo con noi” per l’eternità. Vivere bene ogni attimo che si fa presente nella vita dandogli il colore e il sapore dell’eternità, perché lo compi bene, con solennità e per amore.