06.12.2020 – 2^ di Avvento: Una buona notizia piena di speranza – Mc 1,1-8 –

06.12.2020 – 2^ di Avvento: Una buona notizia piena di speranza – Mc 1,1-8 –

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Inizio: È prima parola con cui inizia la Bibbia: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1). Bereschit: Elohim principiò ad uscire da sé nella comunione tra uomo e donna per mezzo di Gesù.

Anche Giovanni inizia il suo Vangelo così: “in principio era il Verbo” (Gv 1,1)

In principio, da sempre, arriva da Dio la notizia buona, positiva, ricca di promesse. Soprattutto lieta, sorgente di gioia, pace e serenità.

È la buona notizia di chi può cambiare le cose, addirittura di trasformare totalmente il cielo e la terra in una specie di combustione dove accade la completa purificazione e rigenerazione.

La lieta notizia è una Persona, inviata apposta come Messia, che ha stampato nel suo essere, mente e cuore, il Volto di chi lo ha mandato. Egli è Figlio di Dio che rivela a tutti un Padre che ama Lui e ogni creatura. Nella cultura semitica quando si dice figlio di…, s’intende somigliante a…perché riproduceva l’immagine, i valori, i progetti in cui il padre aveva creduto. Dicendoci Gesù figlio di Dio, Marco ci dice: “quando tu vedi Gesù di Nazareth, contempli il volto del Padre del cielo!”

Fin quando: “Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39).

È la lieta notizia che viene Colui che ama e con l’Amore trasforma tutto, cielo e terra compresi. E il male con il maligno che è nel mondo e che sembra invincibile.

Non aveva Gesù detto ai suoi prima di salire al cielo: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura?” (Mc 16,15)

Entra qui un messaggero che ha il compito di introdurre al Vangelo, a Gesù. Non di preparare la strada affinché le persone liberate, vadano a lui, no! Ma che si sgomberi la strada da ciò che impedisce a Gesù di entrare nella vita del suo popolo.

È una voce che grida nel deserto della vita dove c’è tutto e non c’è niente, il vuoto prende spazi sempre più ampi, la relazione si arena e la solitudine avanza.  È stata percorsa una strada senza luce. Ed è necessario correggere i cammini che hanno condotto al buio.

L’evangelista Marco dice che gli abitanti della Giudea e di Gerusalemme, uscivano e andavano dal Battista. Uscivano da quella che ritenevano la terra promessa, ed egli li battezzava, cioè li faceva passare dal fiume Giordano e li consegnava poi al nuovo Mosè che è Cristo. È l’inizio della conversione.

Ma Giovanni precisa che: “Viene dopo di me colui che è più forte di me”. Egli ha ben chiara la sua funzione: non parlare di sé ma presentare Qualcuno che è più importante.  Per cui: “Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.

L’acqua all’esterno lava, ma quando entra come linfa dentro una pianta, allora questa è una forza che produce frutti. Il battesimo di Gesù è il dono del suo Spirito, quella forza interiore che permette di vivere la vita dei figli di Dio, quindi l’amore incondizionato.  Ecco allora la buona notizia che l’evangelista ha annunziato. La relazione con Dio non è più basata sull’osservanza della legge, ma sull’accoglienza del suo amore. È questo che guiderà la vita degli uomini.

Allora ci prepareremo in modo tale che Egli possa venire e noi possiamo parlare con Lui.

Cosa fare? Lasceremo che il desiderio di bene erompa e lo chiameremo: Vieni, Signore Gesù!

Per dare inizio ad un amore nuovo tra noi che vivremo insieme con Lui. E le cose o si rinnoveranno o saranno del tutto nuove.

Due frasi purificanti e propositive:

Friedrich Nietzsche, un visionario capace di scovare in modo paradossale i vizi dei cristiani, scriveva in Umano troppo umano  (1879): “(Cristiani,) le vostre facce sono state per la vostra fede più dannose delle vostre ragioni. Se il lieto messaggio della vostra Bibbia vi stesse scritto in viso, non avreste bisogno di esigere così costantemente fede nell’autorità di questo libro” (II,1,98).

Per questo Francesco ripete le parole care a Benedetto XVI: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro … con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva” (Enciclica Deus caritas est [25 dicembre 2005],1, citata in EG 7).

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