Andare dunque. Il perché è evidente: non va trattenuto ciò che si ha, come tesoro geloso.
Anche dal punto di vista spirituale si può cercare e trovare per se stessi, per essere tranquilli e in pace. Ma accade poi che, sia la tranquillità che la pace, si atrofizzano dentro e al primo intoppo tutto sembra crollare.
La fede si rafforza donandola e non difendendola, sapendo che Colui che invia:
1. Non manda da soli ma almeno in due, capaci di condividere fatiche, speranze e gioie. Infatti: “I settantadue ritornarono pieni di gioia” (Lc 10,17).
2. Dice pure che si avrà a che fare con dei “lupi”, con chi cioè vede nel Vangelo un pericolo e una contestazione al proprio modo di pensare e di comportarsi.
3. Ma assicura che per vincere, basta non perdere la docilità dell’agnello. Si tratta di una strategia a perdere per guadagnare. È uno stile di porsi di fronte al violento e l’arrogante. In realtà l’affronto a colui che è docile, quasi inerme, non solo non frutta ma crea un circuito nuovo dove la violenza non ha davanti il violento con cui condividere un modo di pensare, ma qualcuno che rivela una nuova via da percorrere.
È una via:
– Dove c’è accoglienza e ospitalità che è prima un diritto e poi un dovere: “In qualunque casa entriate, restatevi, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa” (Lc 10,5.7).
– E si mette al centro chi ha bisogno: “Guarite i malati e dite loro: è vicino a voi il Regno di Dio” (Lc 10,9). L’ amore è in grado di risanare.
– Si dona la pace. “In qualunque casa entriate, prima dite: “pace a questa casa!” (Lc 10,5). Ma è un dono che va accolto. Ed è la pace vera perché è quella di Gesù. È una pace che scende e vuol trovare un terreno adatto che è quello di un cuore libero e desideroso di operare per la pace, senza secondi fini. La pace è un dono che arriva e che deve essere trafficato in ogni circostanza. Essa non è semplicemente assenza di guerra ma oasi dove ciascuno si ristora; è vita di relazione dove il rapporto tra persone viene prima delle cose e di se stessi. È la relazione che contiene il Dio della pace!
– Ha radici in cielo. Il nome di ciascuno è scritto lassù. Per questo Gesù dice: “Pregate il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe” (Lc 10,2).
Ci vogliono operai che possano portare la civiltà di quel “mondo” da cui è venuto Gesù e veniamo anche noi, la civiltà dell’amore. Sono gli operai che Dio conosce e che ritiene adatti per portare una tale civiltà. Essi, che già la vivono, possono anche annunciarla e testimoniarla davanti a tutti. Ora si tratta solo di un anticipo e di un assaggio di una tale civiltà che si vivrà poi per tutta l’eternità.
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