08.09.2019 – 23^ Tempo Ordinario: Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo (Lc 14,33)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,Se già la comprensione delle realtà terrene riesce difficile, ancor più difficile sarà quella delle cose invisibili, del volere di Dio (1a lettura). Con il fatto che il Figlio di Dio diventa uomo, però, tutto diventa più chiaro: si tratta di mettersi alla sua sequela, collocando in secondo piano ogni altra prospettiva (vangelo). Questo comporta, tra l’altro, il superamento di ogni barriera tra gli uomini, perché con tutti siano stabiliti rapporti di vera fraternità (2a lettura).
Gesù, nel vangelo, propone, a chi vuole accogliere il regno di Dio e a collaborare alla sua costruzione nel nostro mondo, di rispondere alla sua chiamata. Diventare suoi discepoli non significa solo condividere idee; significa soprattutto condividere il cammino proposto. Il brano evangelico ci fa vedere Gesù attorniato da folle. A queste egli si rivolge proponendo un cammino impegnativo: mettere i propri cari dopo di lui, camminare dietro a lui e seguendo lui portare la croce.
Anche il rapporto con i beni economici è altrettanto importante per Gesù. A coloro che lo seguono Gesù chiede di vivere la preminenza del rapporto con Dio. Questa relazione con Dio fonda ogni relazione personale, caratterizza lo stile del discepolo, aiuta a rileggere le relazioni parentali nello stile del servizio e della dedizione alla causa di Dio.
Pure la libertà dai beni materiali è una condizione indispensabile per seguire Gesù, come attesta il fatto del notabile ricco che rinuncia di seguire Gesù per tenersi le sue ricchezze (Lc 18,22-24) e in positivo il caso di Pietro e dei discepoli, che per andare dietro a Gesù hanno lasciato tutto (Lc 18,28). È necessario affermare il primato del Maestro in modo concreto; altrimenti la sequela non sarà possibile.
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