È la porta del mio cuore. Prima di tutto quella.

È infatti un controsenso pensare di alloggiare qualcuno se prima non lo si è accolto nella propria mente e nel proprio cuore.

Non si tratta semplicemente di far del bene a qualcuno ma di includerlo nella propria vita. È ciò che va continuamente facendo e dicendo Papa Francesco.

Includere significa, ad esempio, non tanto agire per i poveri ma con i poveri, non semplicemente gratificare l’altro  ma considerarlo parte della propria vita.

È dunque quella porta del cuore che si apre. E si sa che è questa la piaga dei nostri giorni, eppure  è là che Dio ci sta mettendo alla prova.

La parabola del buon samaritano infatti non è datata ma perenne.  L’uomo pestato a sangue non è lì per caso, ma per davvero, e interpella tutti.

Me lo devo chiedere  quando sono davanti a colui che incontro: come lo tratto, se lo giudico, se ne parlo bene o lo imbratto, se lo rispetto o lo ignoro.

Non tirerò magari pietre contro di lui, ma posso ferirlo con le parole, posso diminuirlo con il  credermi superiore.

Una porta si apre: – entra, fratello e sorella, non mi crei nessun fastidio, anzi riempi il vuoto che le cose mi creano –.

Attendo anche te che mi passi accanto, non sarà invano!  Tu sei colui che sto aspettando.

Aspetto Dio che si fa uomo.

Aspetto l’uomo!

(dip)