14.06.2015 – 11^ Tempo Ordinario: Nulla è piccolo di ciò che si fa per Amore!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Ecco un ramoscello…ed ecco un granello di senape: Dio ama ciò che è piccolo e apparentemente insignificante. Anzi viene detto che egli umilia “l’albero alto”. E quel che più desta meraviglia, è che lo fa per realizzare qualcosa di grande.
E non è forse questo l’Amore che genera vita da un piccolo seme? Non c’è nulla di piccolo di quanto è fatto per amore! Anche il porgere un bicchier d’acqua a chi ha sete, lo manifesta.
Ora tutto questo è il Regno di Dio!
Esso ha caratteristica di un seme che, come tutti i semi, viene
- Seminato. Con tutta l’arte e la delicatezza di una semina che è fatta di preparazione del terreno e l’accortezza di arrivare dappertutto.
- Atteso con pazienza il frutto. Il che comporta lunga attesa sperando nel ristoro della pioggia e del sole, e, ambedue, a tempo opportuno. Il tutto poi unito alla massima attenzione a non voler far crescere il piccolo stelo tirandolo su per l’ansietà del frutto che, a questo punto, tende di sicuro a solleticare l’orgoglio personale!
- Con stupore sorprendente. Non c’è paragone tra il piccolo seme e la grandezza dell’albero che fa da ombra ristoratrice.
Il Regno di Dio è allora vero quando ognuno è felice della felicità degli altri, gode cioè quando gli altri si trovano bene, si sentono ristorati, mentre chi ha gettato il seme, chi ha faticato, chi ha sofferto, è altrettanto felice perché ha servito. È questa la “superpaga” per chi ha agito solo per amore.
Proviamo ora a riflettere su noi stessi:
Il seme di Dio siamo anche noi, io e te! Pensati, voluti e dati alla luce, per portare frutto; che tuttavia non forzato o artefatto ma che si forma in me e in te, in maniera misteriosa.
Mi domando: ho fiducia in me? E la stessa fiducia la nutro per l’altro? Il seme cresce a ritmo crescente ma variabile da persona a persona e non tutto all’improvviso.
Sono allora chiamato ad amare me stesso, a curare la formazione della mia mente e del mio cuore per poter individuare la mia crescita e il dono che posso essere per l’altro e così poter guardare poi l’altro con amore e con stupore, accogliendo anche lui come dono per me. Quanto si sbaglia a non custodire se stessi per poter poi custodire gli altri.
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