Gesù ce l’ha donata con queste parole: ecco tua Madre. E questo proprio nel tratto determinante della sua vita quando perdendo Lui la madre e lei il figlio, nasceva la Chiesa. E tutto accadeva in questo morire reciproco alla cosa umanamente più cara: una madre e un figlio!
È lì che si stampa e prende forma in Maria una nuova maternità che tutti abbraccia e dà il timbro alla grande famiglia che Lei sa tener unita più con il cuore che con la mente.
E Maria non poteva non prendere sul serio questa Volontà di Gesù che andava formando di tutta l’umanità, di cui la Chiesa è la perla, il Corpo suo come accadde, ad opera dello Spirito Santo, per quello fisico in lei. Ma è lo stesso Corpo di cui cambia l’aggettivo: l’uno fisico e l’altro spirituale, detto mistico, cioè misterioso, ma reale. Non aveva detto: “qualunque cosa fai al più piccolo, la fai a Me?
Maria ora non vede che un unico corpo che si compagina e ha bisogno del tuo tocco di Madre autorevole. E così anche la vita di Maria si trasforma: non uno ma tanti figli acquisiti. Uno ad uno custoditi come fanno le madri.
Ad essi consegna la magna carta della vera rivoluzione cristiana il suo Cantico che è il Magnificat. È preceduto da un semplice saluto che da inizio alla sua attività pastorale di donna di casa, nella semplicità e massima normalità.
Nel Cantico Ella guarda Dio e lo riconosce come autore di tutto, guarda se stessa e si sente osservata speciale, in quanto umile sua serva, colei che abbandona il suo progetto di vita e sposa il Suo. Non è più lei ma Dio in lei. E così s’inaugura la regalità degli umili, di coloro che hanno Dio nel cuore e lo trasmettono nella normalità della vita.
E per questo dilaga la misericordia di Dio che inonda la terra e tutti, se vogliono, ne possono usufruire.
È necessario però dilatare il cuore. E questo accade quando è conquistato da questo Amore-Misericordia che scorre in ogni gesto e in ogni momento e alla fine lo conduce nel suo ambiente originale, quello celeste. Come è successo a Maria.
Sì, perché Gesù non poteva tenerla quaggiù e se la porta con sé là dove egli è. Non per coccolarla ma perché da lì, con la luce e la forza di Dio, potesse aiutare meglio i suoi figli non facendo loro mancare l’Amore e insieme avere la possibilità di trasferire a Dio ogni richiesta che i figli le fanno. Lei non si trattiene ciò che è gioia o sofferenza intima di ogni suoi figlio ma sa condividerla con Gesù e quindi con il Padre. E questo per tutto l’arco della vita di ognuno.
Poi nell’impatto con il passaggio di trasferimento dalla terra al cielo, è lì in attesa per tendere la mano all’arrivo e fare ciò che tante volte uno ha chiesto: prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte. È quella preghiera che solo quelli che non la conoscono non hanno fatto personalmente ma per bocca di altri, sì.
Lì la preghiera non è una parola ma un gesto: non temere, c’è mamma!
E si chiude il tempo e si apre l’eternità. Tutto diventa diverso e la visione di Dio è reale.
Ma dall’alto è possibile vedere e conoscere, in qualche modo, ciò che serve a chi vive ancora sulla terra.
È troppo bella la Madre ma sono anche belli, di una bellezza variegata, anche i figli da Lei curati.