15.10.2023 – 28^ del Tempo Ordinario: Lettera Pastorale Ivan Maffeis, vescovo “il coraggio dei passi”: Passi di cambiamento (05)
, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,Dopo aver dato un nome a limiti e fatiche e aver riconosciuto opportunità e risorse che attraversano le nostre comunità, ci chiediamo cosa significhi abitare da credenti il cambiamento d’epoca nel quale siamo immersi e ripensare, quindi, le modalità della presenza ecclesiale sul territorio.
L’orizzonte di fondo l’ha tracciato Papa Francesco, nell’incontro dello scorso maggio con noi, Vescovi delle Chiese che sono in Italia, e con i referenti diocesani del cammino sinodale. Le sue parole ci affidano una triplice consegna:
a) “Continuate a camminare, lasciandovi guidare dallo Spirito, per essere una Chiesa preoccupata non di salvaguardare sé stessa e i propri interessi, ma di servire il Vangelo in stile di gratuità e di cura, coltivando la libertà e la creatività proprie di chi testimonia lieta notizia dell’amore di Dio rimanendo radicato in ciò che è essenziale. Una Chiesa appesantita dalle strutture, dalla burocrazia, dal formalismo faticherà a camminare nella storia al passo dello Spirito, rimarrà lì e non potrà camminare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo”;
b) “Siate Chiesa insieme, facendo crescere sempre più uno stile di corresponsabilità ecclesiale”;
c) “Siate una Chiesa aperta, che lasci trasparire il cuore di Dio: un cuore aperto a tutti e per tutti. Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giova ni, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito ed è arrabbiato con la Chiesa”.
Non si fatica a collocare i contributi della nostra Assemblea – come tasselli di un mosaico – nel quadro della triplice indicazione del Papa.
Ecco alcune di queste tessere.
Innanzitutto, le nostre comunità avvertono l’importanza e perfino l’urgenza di avere il coraggio del nuovo, pur senza dimenticare la ricchezza della Tradizione: un nuovo modo di essere Chiesa, di vivere da Cristiani di fare le cose. La catechesi dei bambini e dei ragazzi, ad esempio, necessita di un maggior coinvolgimento delle famiglie; il numero delle celebrazioni dell’Eucaristia non può misurarsi su un passato in cui c’erano non solo più sacerdoti, ma anche più fedeli: la carità più che avere una connotazione filantropica, deve alimentarsi con assiduità alla spiritualità evangelica; anche le migliori attività pastorali non possono prescindere dalla fraternità e dalla comunione, pena una loro intrinseca sterilità.
Si guarda con fiducia a unità pastorali che si strutturano in piccole comunità, in chiese domestiche, in cenacoli fraterni e inclusivi. Nel riconoscere la specificità e la ricchezza costituita dai percorsi di fede proposti da Associazioni e Movimenti, ci si attende che portino il loro contributo di animazione e di testimonianza nel più vasto orizzonte ecclesiale e sociale.
A più voci le nostre comunità chiedono che i sacerdoti siano liberati dalle attività burocratiche che gravano sull’ “azienda parrocchia”, al fine di consentire loro di porre attenzione anzitutto alla propria vita spirituale, così da essere pastori che riflettono la gioia del Vangelo, disponibili ad ascoltare le persone e a stare tra la gente. Si cercano preti ‘normali’, capaci di relazioni amicali, di vicinanza umana, di accoglienza priva di giudizio; uomini di Dio, educatori con la preghiera, la Parola e la testimonianza della tenerezza materna della Chiesa.
Il Concilio ha aiutato a riscoprire la dignità battesimale di ogni cristiano. All’interno dell’unico popolo di Dio, il laicato non vuole essere considerato come manovalanza: chiede che venga pienamente riconosciuta la sua responsabilità, per lavorare insieme non in termini di collaborazione, ma di corresponsabilità.
A tale scopo s’avverte l’importanza di ridare forza agli organismi di partecipazione come pure di operare in piccoli gruppi – sacerdote, diacono, religioso e laici –, accomunati da uno spirito di comunione e da stile sinodale. Ci si richiama ad attuare senza timore o ritardi le due lettere apostoliche di Papa Francesco Antiquum Ministerium e Spiritus Domini, concernenti rispettivamente l’istituzione del ministero del catechista e l’accesso delle donne al ministero del lettorato e dell’accolitato.
Questo sguardo aperto si traduce anche nella volontà di promuovere il confronto e la sinergia all’interno delle unità pastorali, per favorire – attorno ad alcune proposte – una partecipazione unitaria e qualificata.
Diffusa è la domanda di formazione sistematica e continua, tanto dei presbiteri quanto dei laici; una formazione che trovi la sua centralità nella Parola di Dio e nel Concilio; che – senza perdere l’originalità del messaggio cristiano – porti a rinnovare il linguaggio nelle omelie, nelle catechesi e nella celebrazione dei sacramenti; che aiuti ad affrontare i temi culturalmente emergenti, promuovendo occasioni di incontro, approfondimento e discernimento.
Al riguardo, è avvertito come decisivo anche il decentramento delle iniziative diocesane. Alla Curia si chiede, in particolare, di ripensarsi non più secondo la ripartizione degli uffici, ma in agili aree pastorali e di interloquire maggiormente con il territorio e le sue effettive necessità. In ambito economico amministrativo c’è la consapevolezza che la trasparenza e la condivisione delle informazioni – tanto a livello diocesano che parrocchiale – rimangono la via per alimentare la fiducia e l’appartenenza.
Volendo corrispondere alla missione evangelica di essere luce, sale e lievito, la nostra Chiesa si sente chiamata a privilegiare relazioni di prossimità, che portino a condividere con umiltà e fiducia le gioie e le sofferenze delle persone in mezzo alle quali vive. Lo Spirito rende la comunità missionaria, interessata a chi è fuori disposto ad andare incontro, a rendersi presente dentro la storia e la realtà delle persone, a prendersene cura e a farlo partendo dall’ascolto e dall’annuncio del Vangelo. È una vicinanza alla vita, che porta ad affiancare e sostenere l’impegno educativo delle famiglie – con particolare attenzione a quelle ferite nelle relazioni – agli anziani, agli ammalati, a quanti sono provati dal disagio psichico ed esistenziale.
Tra i ‘luoghi’ principali per una testimonianza di fede si guarda al mondo del lavoro, di cui si intuisce la forte domanda di senso; quindi, il mondo della cultura – a partire dalla scuola e dalla Università -, lo spazio dell’Oratorio, quale luogo educativo a bassa soglia, e il mondo della povertà nelle sue mille sfaccettature. Si intuisce l’importanza di valorizzare le circostanze ordinarie della vita, trasformandole in occasione di incontro e di scambio, di testimonianza e di evangelizzazione nel solco dell’enciclica Fratelli tutti.
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