16.01.2022 – 2^ Tempo Ordinario: L’ “ora” per tutti dentro ogni parola di Dio!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,In quel tempo, vi fu una festa di nozze…
Si tratta di una circostanza reale che serve a Giovanni per dirci molto di più di quello che comporta un pranzo di nozze. Il nome Israele che per noi è maschile, in ebraico è femminile: un’opportunità che serve ai profeti per introdurre il simbolismo coniugale nella descrizione del rapporto del loro popolo con il Signore. Essi dicono che è Lui lo sposo fedele, mentre Israele è la sposa infedele che spesso si lascia sedurre dagli idoli.
Alle nozze è invitata Maria, forse per parentela. Ma fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Venne a mancare il vino. Ora la Bibbia condanna l’ebbrezza (Pr 23,30), ma il vino è simbolo di felicità e di amore (Qo 10,19; Ct 4,10). Israele sta aspettando il regno di Dio, che i profeti hanno descritto come un banchetto imbandito con grasse vivande, cibi succulenti, vini eccellenti e raffinati (Is 25,6). Ma questo regno sembra essere ancora tanto lontano. Il popolo è triste, come chi celebra una festa di nozze senza vino.
La madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».
Maria sta parlando con Gesù del disappunto che nota per la mancanza di vino. E Lui educa sua Madre, e le chiede, in sostanza, se il suo pensiero è in sintonia con il suo. È come dirle: di quale vino mi stai parlando?
Maria che, strada facendo, cresce nella fede, non risponde ma si rimette a Gesù e dice ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. E in quel “qualsiasi” sta tutta la sua fede nella Parola che le giunge da Dio. Aveva detto all’inizio dell’avventura che poteva accadere per lei come indicava la Parola proveniente da Dio, ora qui si rivolge ai servitori, ma in pratica a tutti, e li sprona a fare quello che Gesù dice. Ella si smarca e Gesù può agire.
Maria sta cogliendo il senso più vero di quell’ora che non è giunta, ma che sta dentro ad ogni Parola che Dio pronuncia. Ed è, nella circostanza, per quella Parola che chiede di riempire le anfore di acqua, che questa diventa vino. È una Parola che se ora rende sereno un’ambiente particolare, domani darà senso e completezza alla gioia di tutti. Del resto ogni Parola di Dio, non esprime forse il suo Amore unico ed esauriente?
Ma la Parola più forte e definitiva si concretizza quando Gesù consegna la sua vita perché l’umanità ritrovi la sua alleanza con Dio, sia di nuovo capace di amare per davvero; sappia cioè ridire di sì all’amore immenso di Dio. In un vero patto nuziale. Gesù oggi ci dice: questo vino dato in abbondanza è solo segno di una gioia che sarà piena solo nel momento in cui sarai anche tu capace di amare fino in fondo.
Racconta un prete.
Una volta andai a trovare un malato piuttosto grave, un uomo veramente molto triste e viveva molto male la sua malattia.
Ricordo che mi sedetti accanto a lui, misi la mia mano sopra la sua testa, la accarezzai e poi formulai la domanda più semplice che si possa fare: “Beh, come va, come sta”.
Ricordo che cominciò a parlare, cominciò a raccontare. E passò più di un’ora. Ogni tanto mi diceva: “Ma forse lei ha da fare” … “No, ascolto volentieri, continui ancora”. E continuò.
Alla fine ricordo che mi disse: “Lei mi ha detto le parole più belle”.
Non avevo parlato, però la mia attenzione, il mio affetto era stato un messaggio che aveva cambiato l’acqua in vino, aveva prodotto la consolazione.