16.03.2014 – 2^ Domenica di Quaresima: Laceratevi il cuore e non le vesti (Gi 2,13)

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,

Con queste penetranti parole del profeta Gioele ci ricorda che la conversione non si riduce a forme esteriori o a vaghi propositi, ma coinvolge e trasforma l’intera esistenza a partire dal centro della persona, dalla coscienza. Siamo invitati ad intraprendere un cammino nel quale, sfidando la routine, ci sforziamo di aprire gli occhi e le orecchie, ma soprattutto aprire il cuore, per andare oltre il nostro “orticello”.

Aprirsi a Dio e ai fratelli. Sappiamo che questo mondo sempre più artificiale ci fa vivere in una cultura del “fare”, dell’“utile”, dove senza accorgercene escludiamo Dio dal nostro orizzonte. Ma anche escludiamo l’orizzonte stesso!

Con i suoi inviti alla conversione, la Quaresima viene provvidenzialmente a risvegliarci, a scuoterci dal torpore, dal rischio di andare avanti per inerzia.    Un’ altra esortazione, che il Signore ci rivolge per mezzo del profeta Gioele, è forte e chiara: «Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12).

Perché dobbiamo ritornare a Dio? Perché qualcosa non va bene in noi, non va bene nella società, nella Chiesa e abbiamo bisogno di cambiare, di dare una svolta.

E questo si chiama avere bisogno di convertirci! Ancora una volta la Quaresima viene a rivolgere il suo appello profetico, per ricordarci che è possibile realizzare qualcosa di nuovo in noi stessi e attorno a noi, semplicemente perché Dio è fedele, è sempre fedele, perché non può rinnegare se stesso, continua ad essere ricco di bontà e di misericordia, ed è sempre pronto a perdonare e ricominciare da capo. (dall’ omelia Ceneri di Papa Francesco)

Ma guardata attraverso i luoghi evangelici, la quaresima propone un itinerario che parte da una doppia estraniazione (il deserto, la montagna), per riportare poi nei luoghi “ordinari”, persino banali, della vita dell’uomo (il pozzo, la città, la casa…).

È come se la parola di Dio ci suggerisse che, per abitare nel modo giusto i luoghi della nostra vita quotidiana, bisogna lasciarsene strappare, accettare una sorta di esilio.

 

 

 

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