17.03.2019 – 2^ Quaresima: L’AMBIENTE PREGHIERA

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

“Salì sul monte a pregare… mentre pregava il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante” (Lc 9,28.29)

Quindi lo scopo della scalata al monte era quello andare a pregare. Ed è interessante saperlo per poter scoprire cosa può accadere quando si prega.

Qui si coglie la verità sulla persona, qual è la sua vera identità. Per cui la preghiera vera dice chi siamo, da dove veniamo, cosa accadrà di sicuro nella nostra vita e, dentro questa realtà, anche dove andiamo, la meta.

Cambiare d’aspetto è dunque acquistare l’aspetto giusto, quello di figlio di Dio; di un Padre che manda in missione, segue nei frangenti più duri, per poi riaccogliere tra le braccia. Nella preghiera siamo figli che parlano con il Padre e ricevono la visita degli amici già in Dio (per Gesù Mosè ed Elia).

È la preghiera che collega la terra al cielo e fa vedere che il cielo non è lontano. Anzi è così vicino che Pietro ne tocca il tepore e diventa, se pur per breve tempo, fruitore di una tale enorme beatitudine da renderlo uno che non sa quel che dice.

“Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura.” (Lc 9,34).

Ci si può chiedere: dove sta Dio: dove trovarlo? Egli sta nella nube. Egli sta nella nube, cioè dentro ciò che appare all’occhio umano oscuro o nebuloso, là dentro c’è una presenza rinnovatrice.

Anche la bellezza di Dio nell’uomo sta nella nube, cioè oltre la visione umana della sua persona. Si tratta di scoprire la gloria di Dio, la verità su di Lui, che è l’uomo vivente (s. Ireneo): un Padre che si rivede nel Figlio e nei figli in Lui; un Padre che ama e si ama nel Figlio e nei figli in Lui. Quando vivo da figlio dico chi è Dio, lo dico Padre, Abbà, Papà!

Cosa allora scaturisce per noi:

  1. Non sottovalutare il tempo che si può e deve dare alla preghiera. Un tempo libero, spensierato e unico dove si può parlare di tutto con un Padre che vuol farci conoscere quale parte, di un grande progetto, spetta a ciascuno di noi.
  2. Rendere la preghiera come un evento voluto e atteso, come un ritorno a casa dove c’è il Padre e la Madre con tutti i fratelli giunti alla meta della santità.
  3. Ritenerla come un dono. Essa infatti è l’appuntamento fissato da Dio più che da noi. Leggevo una frase che mi ha colpito: “La Trinità si è commossa e si è mossa verso di noi, spalancando le ferite del Figlio come la casa più sicura per ogni uomo”.
  4. Avere la coscienza che la nostra preghiera è la stessa di Gesù. Egli infatti venendo ha pregato perché noi imparassimo a farlo. È una relazione unica che fa dire a Gesù: “quando pregate, dite: Padre, Abbà!”. Proprio come Egli stesso lo chiamava.

Concretamente:

  • È necessario ricomprendere che la luce viene da Dio;
  • Per questo egli va trovato e contattato con connessione continua;
  • Nella certezza che egli ci fa strada attraverso Gesù;
  • E che quella strada è in salita ma, una volta che si è scollinato, si può intravvedere l’orizzonte nuovo della vita;
  • Al termine del percorso segnato dalle mille indicazione dell’amore per quanti sono quelli che s’incrociano nella vita, potremo dire che tutto è vero.
  • Sarà il momento più esaltante anche perché lo è già!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *