17.03.2024 – 5^ di Quaresima: Una sfida anche dei nostri tempi
, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,Gesù usa lo stesso metodo che Dio aveva usato nel Primo Testamento, quando scelse il popolo d’Israele. C’è un disegno: raccogliere tutti in un’ unica famiglia. Egli infatti predica alle folle e chiama tutti gli uomini a raccolta, a costituire l’ assemblea dei figli di Dio. Però per giungere a tutti, chiama attorno a sé dei totalitari, che facciano della volontà di seguire Lui l’unico scopo della loro vita.
Abbiano così il gruppo delle persone che Gesù chiama attorno a sé, e in modo particolare il gruppo dei 12. Gesù li chiama a sé, li sceglie. Perché? Dicono gli evangelisti che li chiama perché vivano con Lui e per mandarli poi a predicare il Vangelo. Li chiama a sé prima di tutto perché vuole insegnare loro qual è il disegno di Dio sull’uomo e com’è che essi possano essere questo nuovo popolo, realizzare la nuova e definitiva alleanza. Dopo che hanno imparato questo, li manderà li manderà a predicare, li farà strumento d’ unità fra tutti i popoli.
Scrive il vescovo Bruno Forte: “Il Concilio Vaticano II è stato l’evento principale della storia” della Chiesa dell’ultimo secolo. È stata la vera porta d’ingresso nel 3° millennio (Giovanni Paolo II°)
Esso recupera la prospettiva di comunione della Chiesa antica e riscopre la ricchezza che esiste in tutto il popolo di Dio (LG 4.12), quale dono che lo Spirito effonde nei battezzati in vista dell’utilità comune.
Per tale motivo: nessuno nella Chiesa ha il diritto al disimpegno, perché ognuno è per la sua parte dotato di doni o carismi da vivere nel servizio e nella comunione; nessuno ha diritto alla divisione, perché tali doni vengono dall’unico Signore e sono orientati alla costruzione dell’unico corpo, che è la Chiesa (1 Cor 12,4-7); nessuno ha il diritto alla stasi o alla nostalgia del passato, perché lo Spirito è sempre vivo ed operante con inesauribile fantasia e creatività; nessuno nella Chiesa possiede tutte le ricchezze dello Spirito: ognuno ne partecipa secondo le diversità dei ministeri e dei carismi e deve perciò riconoscere umilmente la necessità degli altri. Ad ogni battezzato si domanda di essere adulto nel rispetto del proprio dono e di quello altrui”.
Questo cammino verso la comunione per la maturazione di ciascun battezzato, promossa e alimentata dal ministero di unità, proprio dei Vescovo e del Presbitero, non è naturalmente privo di difficoltà: si esige per esso una grande pazienza, come capacità di cogliere i tempi di Dio e di rispettare la libertà degli uomini, e un grande amore come sforzo di superare in se stessi e negli altri le resistenze dell’egoismo e della paura. Si tratta di vivere secondo lo Spirito, liberandosi dal peccato contro di lui, che è la chiusura ai suoi doni e alla sua novità.
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