17.10.2021 – 29 T.O.: Un comportamento controcorrente!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Due le premesse per capire meglio il Vangelo di oggi:
- Tutti i presenti sono chiamati da Gesù stesso: “Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli” (Lc 6,13).
- Essi hanno la mentalità corrente che bada a gerarchie e a precedenze. A tavola, in sinagoga, per strada, nelle assemblee si pone di continuo la questione dell’attribuzione dei posti d’onore. Ai giusti sono assegnate posizioni di prestigio; la gente impura, i poveri della terra è emarginata.
Non fa, allora, alcuna meraviglia la richiesta dei fratelli Giacomo e Giovanni; Gesù si è ben calato dentro la vita dei suoi. Egli educa, non sradica.
Ed è così che i due, soprannominati da Gesù “figli del tuono” – come guardie del corpo – che, magari contagiandosi un po’ a vicenda, hanno lasciato casa per seguirlo, ora non fanno altro che chiedere di potergli stare sempre vicino, anzi accanto. E lo fanno pensando “la gloria di Gesù” come una istituzione umana.
Gesù allora si mette a dialogare con loro. E non può che iniziare da una costatazione: “Voi non sapete quello che chiedete”, cioè non vi rendete conto della richiesta che mi state facendo. E cosa chiede prima di tutto? “Potete bere il calice che io bevo o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?” Potete cioè accogliere nella vostra vita la croce al posto della gioia e donare la vita invece di condurla a vostro piacimento?
E loro, pur non rendendosi del tutto conto, rispondono: “lo possiamo”. Gesù infatti non dice che essi devono bere il calice della passione o che la prospettiva è la loro morte, ma parla del calice che Egli per primo beve e del dono della vita che Egli per primo compie.
È l’incoraggiamento di chi ama; non abbiate paura, vado avanti io e vi faccio strada, voi dovete solo venire dietro e ce la faremo. Più che sentirsi capaci, si fidano.
A questo punto rimane il superamento della mentalità corrente, da cui tutti sono contaminati, e va sanata la frattura tra i due e gli altri.
Gesù allora li fece mettere in circolo, l’uno accanto all’altro, per dire a tutti come stanno le cose e come comportarsi nella vita e nelle relazioni apostoliche.
Proviamo a spiegare il discorso di Gesù:
“Voi sapete cosa accade nelle istituzioni umane. E non avete altro termine di paragone. Io però vi dico che, stando con me, quel modo di pensare non ci appartiene. Io stesso come avete molto spesso constatato chiedo di essere servito ma desidero servire, e a rischiare la vita. Avete visto i pericoli che vado correndo ogni momento. C’è chi arriva con secondi fini per mettermi alla prova, chi mi accusa di bestemmia, chi mi ritiene connivente col principe dei demoni, ci sono quelli che si radunano spesso per vedere cosa fare nei miei confronti fino a pensare di farmi fuori.
È questo che si corre quando ci si muove in favore del bene dell’uomo soprattutto di chi è scartato e al quale nessuno pensa. Ecco ciò che voi dovete fare: accogliere chi è vittima di indifferenza ed è condannato ad arrangiarsi da solo.
Vi consiglio di allenarvi tra voi! A fare attenzione l’uno all’altro; ad essere generatori di pace e di gioia per l’altro per una condivisione che fa sentire fratelli e sorelle figli dello stesso Padre.
Poi potete giocare la partita con tutti che sono in attesa del servizio dell’amore che non si risparmia e che diventa cordata senza fine. È l’Amore chiamato a dilagare in forza di un servizio reciproco che fa essere ciascuno se stesso”.
È condivisione di vita con Gesù, dove il dono di noi stessi, passa, per Lui, da semplice dono umano a divino com’è il suo. È un entrare, che si realizza in pieno per l’Eucaristia, insieme con Lui nel seno del Padre. Da qui nasce il fare attenzione all’altro… e si senta apprezzato e valorizzato, e abbia qualcuno su cui contare… e colga nel suo amore, quello immenso di Dio.
È così che Gesù dà inizio all’era cristiana.