“«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24)”.
Di quale morte si tratta? Se guardiamo Gesù è certamente il passaggio attraverso la croce che a quel tempo era la condanna più infame. I crocifissi erano malfattori, dalla vita sbagliata radicalmente.
E ciò comportava non solo la morte fisica, che poteva accadere in qualsiasi altro modo, ma di una morte morale, cioè interiore e profonda; come se l’immagine di un uomo venisse distrutta.
Possiamo allora solo intuire ciò che vuol dire per noi, ogni volta che tendiamo a salvare noi stessi, a ribellarci anche se solo qualcosa ci disturba, a tenere il muso quando non ci sentiamo a nostro agio, a temere di buttarci per non perderci.
Per subirne poi la logica conseguenza di una vita senza nessuno, dove si è capaci unicamente di guardare se stessi e, forse, a calcolare se anche la religione giova, soddisfa e tiene su.
Gesù si propone come colui che si affina fino a scomparire perché tanti abbiano posto, siano partecipi del suo amore, della sua gioia e delle sua pace.
Per questo conclude:
«Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12, 32).
Ecco dove sta la capacità di attrazione; quando si vede l’amore che si sacrifica, tocca le piaghe dell’umanità, sta dalla parte di chi è da meno e non ha nessuno, sa onorare chi è disonorato, chi sa prendere su di sé le offese e le ingiurie gettate sull’uomo. Esattamente all’inverso di quel che si può umanamente pensare.
Colpisce il brano di Chiara Lubich che possiamo risentire a 10 anni dalla sua morte.
“Signore, dammi tutti i soli …
Ho sentito nel mio cuore la passione che invade il Tuo per tutto l’abbandono in cui nuota il mondo intero.
Amo ogni essere ammalato e solo: anche le piante sofferenti mi fanno pena …, anche gli animali soli.
Chi consola il loro pianto? Chi compiange la loro morte lenta? E chi stringe al proprio cuore il cuore disperato?
Dammi, mio Dio, d’essere nel mondo il sacramento tangibile del tuo Amore, del tuo essere Amore: d’esser le braccia tue che stringono a sé e consumano in amore tutta la solitudine del mondo”
A noi ora andare per le strade e accogliere chi non è accolto e, attirato dall’amore di fratti e sorelle, e non si sentirà più solo.
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