18.09.2022 – 25^ del Tempo Ordinario: Se Dio è al centro tutto va a posto – Lc 16,10-13
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Proviamo ora ad analizzare il brano.
1. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti.
L’uomo che sa essere onesto nelle piccole cose, è degno di fiducia in cose importanti, come l’uomo disonesto nelle piccole cose lo sarà anche nelle grandi. Diviene allora metro di onestà vivere il quotidiano alla luce di Dio, scelto come unico tutto.
È fedeltà che è parola data, scelta compiuta, cammino sicuro. È guardare e sperimentare quella di Dio e provare a ricambiarla ogni giorno, vivendo bene ogni attimo e ogni cosa come risposta concreta. Il che comporta dunque vivere bene ogni momento che sta nelle nostre mani, nel dono continuo, consapevoli tuttavia che, appena passato, non ci appartiene più.
–> Un suggerimento.
Non diminuire la portata di ciò che si fa, consapevoli che nulla è piccolo di ciò che è fatto per amore!
2. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta (il mammona ingiusto), chi vi affiderà quella vera (il vero bene)? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui (con una cosa estranea), chi vi darà la vostra (il vostro)?
Per Luca, il vero bene ricorda il “tesoro nei cieli” (12,33) e quindi non i beni da gestire nella comunità, ma il bene celeste, il bene per eccellenza che apparterrà all’uomo.
Ma per ottenerlo il discepolo deve dimostrarsi fedele all’uso dei beni materiali; e questa fedeltà nei confronti della ricchezza disonesta (cioè che non appartiene all’uomo) non sta nella “pratica di una buona gestione economica”, ma nel disfarsene a beneficio dei bisognosi. Deve essere chiaro che i beni sono fatti per essere distribuiti!
–> Una indicazione.
Chi ha qualcosa, chi possiede ricchezze (e non solo il denaro. Ricchezza è anche l’intelligenza, la cultura, la salute, la forza…) impegni tutto per la carità: gli spazi sono tantissimi e le occasioni innumerevoli.
3. Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Noi costatiamo ogni giorno che chi è ricco vuol diventare sempre più ricco. E questo accade perché i beni della terra, hanno il potere di rendere dipendenti fino a ridurre a schiavi.
Gesù concluderà così il brano di vangelo: Non potete servire Dio e la ricchezza! E si rivolge a gente che sa di dover amare Dio, inculcando loro che un tale servizio d’amore non è compatibile con quello della ricchezza; e tale incompatibilità si situa nel cuore dell’uomo, chiamato a decidersi senza se e sen ma.
Si tratta di una risposta di amore esclusivo all’Amore del Padre sperimentato come Colui che si fa definitivamente vicino all’uomo.
Inizia così un gioco tra ricchezza e povertà: c’è un momento bello che si vive, ci si dona e se ne fa dono, e poi non è più nostro per l’arrivo immediato di quello seguente, e si è così svincolati dalla ricchezza
–> Da ricordare.
L’uomo è un pellegrino, vive da straniero in un mondo non suo. È un viandante che attraversa il deserto: gli appartiene tanta terra quanta ne può calpestare con il suo piede; appena muove un passo già non è più sua.