19.04.2020 – 2^ di Pasqua o della Divina Misericordia: Le porte chiuse che si aprono

19.04.2020 – 2^ di Pasqua o della Divina Misericordia: Le porte chiuse che si aprono

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

“Mentre era chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei … venne Gesù, stette in mezzo e disse a loro: ‘Pace a voi!’ ”(Gv 20,19).

Gesù sembra non vedere l’ostacolo che lo separa dai suoi e nemmeno la loro paura. È consapevole, conoscendoli, della loro fragilità. Li aveva scelti come erano e li accetta come sono. Anzi hai l’impressione che le porte siano spalancate ed Egli entra come sempre.

Una cosa Egli dona, perché ormai se la porta dentro come il cuore, ed è la pace. È l’unica cosa che li può distendere.

Gesù la dà come primo dono e subito dopo lo lega a quello del perdono. È la misericordia che d’ora in poi segnerà la vita della Chiesa, la vera sposa del Cristo Risorto.

Misericordia e pace e sono un tutt’uno: la misericordia genera la pace, la pace vive di misericordia.

Dopo questo evento, i discepoli non potevano fare come se niente fosse accaduto, per cui ne riparlavano tra loro e informavano anche gli altri che non c’erano e che stavano lasciando ormai il gruppo.

Qui si inserisce la storia di Tommaso che vuole toccare con mano la verità sul Risorto. Toccare! Ecco il verbo della prova dei fatti. E Gesù accetta la sfida.

L’esperienza che fa Tommaso è unica e strabiliante: quelle ferite cicatrizzate ma evidenti, gli dicono ciò che Gesù disse a Santa Angela da Foligno: “non ti ho amato per scherzo!”.

È lì che è collocato tutto il deposito della fede. Per tutti i secoli della storia sarà il segno indelebile della presenza di Dio.

Dietro ad ogni piaga, ogni dolore, ogni morte potrà accadere la cicatrizzazione operata dall’Amore. E dice anche la misura dell’Amore stesso che è arrivato fin lì e passa agli uomini come un testimone per continuare vincere la corsa della vita.

Gesù infine dice l’ampiezza dell’Amore:

 “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” (Gv 20,29).

È l’evento che accade in tutti coloro che vivono senza aver visto eppure hanno credono e continuano a credere all’Amore che non ha misura.

In un omelia così si esprime il Card. Petrocchi:

“Le cronache quotidiane riportano l’avanzata omicida del virus-killer Covid-19. Ma, al tempo stesso, siamo informati di una straordinaria mobilitazione della solidarietà. Ci vengono raccontati gli atti eroici compiuti da medici, infermieri, forze dell’ordine, uomini delle Istituzioni, volontari e sacerdoti. Molti hanno testimoniato una dedizione totale: fino al dono della vita. Questi gesti sono sacri, perché rappresentano una “epifania” di Dio.

Un giorno, spero non lontano, potremo raccogliere i nomi di questi “martiri” e onorarli come meritano. Siamo fieri di averli come fratelli nel Signore e come concittadini. Tali eventi rimarranno scritti, con l’inchiostro indelebile della carità, negli annali di questo secolo.

Le “orde” invasive di coronavirus saranno fermate dalla barriera dell’unità: sociale, culturale e ecclesiale. Barriera invalicabile, perché resa salda dall’amore reciproco. E l’amore ha sempre l’ultima parola, perché l’amore vince!

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