19.05.2019 – 5^ di Pasqua: AMATEVI! – Gv 13,31-33a.34-35
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Gesù indica la “carta di identità” del cristiano: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).
Gustiamo la preziosità di queste parole:
- Da questo tutti sapranno: Gesù introduce suscitando un po’ di curiosità. È come dire: preparatevi a qualcosa di importante e concreto. Ciò che intende dire sarà sotto gli occhi di tutti, non potrà rimanere nascosto. Si tratta di una scuola di vita a cui non ci si potrà sottrarre. Si irradierà di per sé, senza alcuna spiegazione.
- Che siete miei discepoli: sarà il riconoscimento di una appartenenza. Implicherà un uscire allo scoperto con tutte le conseguenze positive e negative.
- Se avete amore: si tratterà di una scelta precisa, quella di amare; vivere ogni giorno in donazione. Con una specificazione:
- Gli uni per gli altri: un tale amore sarà vero, e quindi contagioso, se va e ritorna ed è quindi reciproco.
Cosa nasconde tutto questo?
Gesù sta parlando della sua esperienza che è quella di un tale amore per il Padre e lo Spirito Santo che fa dei Tre una realtà sola che è Dio. E vuol farci intendere che noi siamo chiamati a fare la stessa esperienza sulla terra.
E come può il semplice amare diventare reciproco? Bisogna imparare a:
- Vivere per l’altro: considerare l’altro così importante da fargli sentire che è amato. Si tratta di una uscire da sé, dal proprio egoismo per raggiungere l’altro così com’è.
- Vivere con l’altro: camminare insieme con lui, condividendo ciò che si è e ciò che si ha; e sperimentarne la ricchezza che ne scaturisce.
- Imparare a vivere nell’altro: è il culmine dell’amore reciproco che vede l’altro come se stesso.
Ecco alcuni spunti di vita:
- Passare dal “fai da te” al “fare insieme.
- Guardare l’altro “senza giudizio”.
- Considerarsi “parte” e “non il tutto”.
- Verificare con altri il proprio modo di pensare.
- Agire a corpo.
- Avere “misericordia” cioè il l’altro, in particolare il misero, nel cuore.
- Preferire il faccia a faccia e il gesto concreto.
- Pregare gli uni per gli altri.
- Servirsi dell’Eucaristia per essere uno.
- Tener conto del ritmo del più debole.
- Ascoltare fino in fondo per poter poi parlare.
- Usare la pazienza dell’amore.
- Superare la fatica dello stare insieme.
- Mantenere relazioni e costruirne di nuove.
- Non temere il buio se si sta dando luce.
E c’è il campo di allenamento, quello della piccola comunità dove s’impara a vivere così e poi diventi popolare.
E ricordiamo, per finire, ciò che J. Ratzinger, disse già nel 1969. È come una profezia:
“Gli uomini che vivranno in un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile. Se avranno perduto completamente il senso di Dio, sentiranno tutto l’orrore della loro povertà. Allora vedranno quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.
È la scoperta di Gesù in mezzo a loro, Colui che sedeva sul trono e disse: “Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5a)!
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