19.06.2022 – SS Corpo e Sangue di Gesù: La comunità si nutre per nutrire

19.06.2022 – SS Corpo e Sangue di Gesù: La comunità si nutre per nutrire

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Il brano di Luca nasce dal pensiero fisso sull’Eucaristia. Gesù accoglie le persone e parla, come ai due discepoli che andavano ad Emmaus, del Regno di Dio. Mentre scende la sera, accade l’evento.
Qui c’è una folla, la folla di tutti i tempi che non ha di che mangiare. È una fame che può essere soddisfatta. Ma come? Il luogo è deserto. E i fedelissimi di Gesù hanno un’idea del tutto diversa: congedare la folla perché si arrangi. Ed Egli li corregge immediatamente.
1. DATE VOI STESSI DA MANGIARE
Non è dunque Dio che dà da mangiare ma è l’uomo. Attraverso il gioco del date e vi sarà dato che permette di dare ancora fino a sperimentare che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
2. ABBIAMO CINQUE PANI E DUE PESCI
Pochi per tanta necessità ma se dati e spezzati divengono sufficienti per tutti. È il gesto nuovo e tipico di Gesù: spezzare e dare per distribuire. Nulla viene dato solo per sé.
Ora si coglie bene il pane che viene spezzato, meno il pesce. Il pane che si spezza rende, infatti, facilmente comprensibile il gesto della distribuzione mentre il pesce richiama l’Agnello immolato, immagine tipica di Gesù, e che rimane anche quella del cristiano che si spezza per amore. Rimanda ai primi cristiani che, in tempo di persecuzione, utilizzavano “codici segreti” di cui uno era proprio il pesce. Il cristiano, quando pensava di trovarsi davanti a un altro cristiano clandestino, disegnava una curva a mezza luna a terra; se l’altro disegnava l’altra mezza luna così da completare la figura di un pesce, c’era una probabilità molto elevata che si trattasse proprio di un seguace di Gesù che conosceva il “codice segreto” cristiano.
3. FATELI METTERE A SEDERE A GRUPPI DI CINQUANTA
Si tratta di un cibo che non viene consumato in solitudine, ma a gruppi. Al tempo di Luca 50 era forse il numero ideale di una comunità. Ricordiamo che, nei primi secoli, l’Eucaristia non veniva celebrata in chiese, ma in gradi sale (At 2,46), per cui il numero dei partecipanti era necessariamente limitato.
Il prendere cibo non è quindi solo mangiare ma fare famiglia. È più facile servire bene e tutti se la tavolata non è eccessivamente grande. C’è il rapporto faccia a faccia. Quel rapporto che può anche durare. In tal modo Luca rende completa la dimensione eucaristica. Che senso ha una Eucaristia che non celebra anche l’impegno concreto di tutta una comunità perché si moltiplichi il pane materiale, in modo tale che ce ne sia per tutti?
Quale messaggio per l’oggi?
Con l’Eucaristia inizia nella storia la più grande rivoluzione.

  • Umana perché l’uomo diventa dello stesso sangue e dello stesso corpo di Gesù. Lo dice bene San Tommaso d’Aquino:

“L’Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, dèi.
Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull’altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati.
Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino” (opere, op. 57, nella festa del Corpo del Signore)

  • E anche una rivoluzione sociale perché si realizza la più vera fraternità con il marchio dell’unità.

Gesù vuole immettere nel cuore dell’uomo quella forza e quel coraggio che lo pone poi, ogni giorno, nell’atteggiamento di un Amore concreto. È l’esperienza di una vita che non rimane intera e integra ma che, come quella di Gesù, viene donata, consegnata e, come mangiata, nutre altri. Si sposta allora l’asticella del punto di arrivo, che non è più solo essere se stessi ma essere dono per altri. La stessa vita è ricevuta per essere donata ed è così che si mantiene viva (cfr Lc 17,33). E una riprova del dono, può essere quella di non sentirsi più disturbati da nessuno e in ogni momento.
Perché allora non condividere il dono di sé? È condividere “Gesù” che si spezza per essere dono per tutti.

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