20.04.2019 – Veglia Pasquale: NON CERCARE TRA I MORTI COLUI CHE È VIVO
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Se ci si ferma a ciò che è cosa morta, non troveremo mai il Vivente, non riusciremo più a vivere. Due sono cose morte:
1. Ciò che Dio ha sepolto con la sua grazia e non esiste più agli occhi suoi.
Guardiamo allora l’opera della grazia in noi e la carica del nostro amore che esprime la gioia di una vita riuscita che sembra distrutta mentre rinasce più vera di prima; vediamo gli sviluppi, le scoperte, il bene che abbiamo potuto compiere; la piccola pianticella che spunta perché nulla più è così tanto arido da resistere al seme della bontà e della misericordia.
Nell’ottobre 1998, mentre attraversavo un momento difficile e mi ritrovavo profondamente solo, risuonò dentro di me una frase che anche Paolo si senti dire dal Signore di fronte ad una situazione personale piuttosto precaria: “Ti basta la mia grazia”.
Ho creduto a questa parola! E dopo un bagno decisivo nella misericordia di Dio, ho preso la decisione di alzarmi al mattino non per fare programmi, né per mettere a punto cose che potevano sembrare importanti e urgenti, ma solo per Dio, per pregare.
Nello stesso tempo cresceva in me l’esigenza di lasciar fare a Dio.
Mi ritrovai a dire il Rosario e notai che mi introduceva all’incontro con Gesù e per Gesù con il Padre. E, mentre Maria mi faceva lezione, comprendevo che si erano, per grazia di Dio, realizzate in me due azioni determinanti: il perdono – chiesto e ricevuto – e l’abbandono in Dio! Mi sembrò un miracolo ed è stata la salvezza! Da allora non c’è stata mattina senza questo incontro!” (dip)
- 2. Il pensare che il mondo sia come passa davanti con la sua distruzione che mette a prova la fede e vuole rubare la speranza.
Guardiamo il mondo con i suoi eventi come li vede Dio.
“Dio vide che era cosa buona” (Gen 1,10) mentre vedeva la luce, il mare con le sue acque, gli animali, gli uccelli e i pesci… e tutta la creazione fino a quella dell’uomo di fronte alla quale Egli “vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31).
“Anche Gesù guardava il mondo così come lo vediamo noi, ma non dubitava.
Pregava di notte il Cielo lassù e il Cielo dentro di Sé: l’Essere vero, il Tutto concreto, mentre fuori per le vie camminava la nullità che passa.
Occorre fare anche noi come Lui e non staccarsi dall’Eterno, dall’Increato che è radice al creato, e credere alla vittoria finale della luce sulle tenebre. Passare per il mondo e non volerlo guardare. Guardare il Cielo che è pure in noi e attaccarsi a ciò che ha essere e valore. Farsi un tutt’uno con la Trinità che riposa nell’anima, illuminandola di eterna luce.
Allora t’accorgerai che, con gli occhi non più spenti, guardi il mondo e le cose, ma non più tu li guardi: è Cristo che guarda in te, e rivede ciechi da illuminare e muti da far parlare e storpi da far camminare. Ciechi alla visione di Dio dentro e fuori di loro, storpi immobilizzati, ignari della divina volontà che dal fondo del loro cuore li sprona al moto eterno che è l’eterno amore.
Vedi e scopri la tua stessa luce in loro: il tuo vero io, che è Cristo, la realtà vera di te in loro, e, ritrovatolo, ti unisci con lui nel fratello. Così accendi una cellula del Corpo di Cristo, cellula viva, focolare di Dio, che ha il fuoco da comunicare agli altri e con esso la luce. È Dio che fa di due uno, e si pone a terzo come relazione di essi: Gesù fra loro.
Così l’amore circola e porta spontaneamente con sé, come un fiume travolgente, ogni altra cosa che i due posseggono: i beni dello spirito e quelli materiali. E ciò è testimonianza fattiva ed esterna dell’amore unitivo e vero. (Chiara Lubich)
La bellezza del creato e soprattutto dell’uomo sono il riflesso della risurrezione. E tutto si trasforma in ricchezza. Ogni cosa, ogni persona porta in se una traccia di Dio. Il vero mondo emerge lentamente come fiore dalla terra concimata da lacrime e sangue.
La risurrezione è la scoperta di quanto sia meraviglioso ciò che Dio ha pensato e si va realizzando. È l’Amore svelato nel suo frutto più bello.
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