21.08.2016 C’è una porta stretta

21.08.2016 C’è una porta stretta

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

La porta indica un accesso.

Ognuno di noi è chiamato ad entrare nella realtà di Dio, nel suo pensiero, nel suo modo di essere e di agire. È un entrare nel cuore del Padre che pensa ai suoi figli ed insegna loro a pensare e a parlare.

È un ingresso stretto perché implica l’abbattimento di barriere che impediscono di conoscere questo Padre che è Amore. E non è questione di più o meno cultura, di più o meno capacità e doti naturali.

Come conoscere l’Amore vero, quello del Padre? Farne esperienza, sentirlo inondare l’anima.

E questo implica un abdicare a sé, non procurarselo perché, in tal modo, prenderebbe subito la piega dell’egoismo e della superbia.

Conoscere l’Amore è saperlo accogliere con umiltà. Come Maria che si sente “guardata”, cioè amata da Dio. Farlo dilagare.

Un tale Amore non può ristagnare ma scorre, e più velocemente lo fa e più è limpido.

E questo è duro perché vanno superati i limiti di famiglia e di parentela per arrivare a diventare familiari di Dio, a quella esperienza di vita fraterna dove questo Amore va e ritorna con la massima normalità; anche se costa perché si apre la nostra porta all’altro e quella dell’altro a noi.

Varcare la soglia del nemico. È stretta perché richiede: La preghiera che svelenisce il cuore: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli;

egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. (Mt 5,44.45);

Il fare del bene “Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano”. (Lc 6,27);

Il perdono “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”. (Lc 6,36.37);

Si tratta di coprire – che non è giustificare – con l’Amore l’ingiustizia subita; non solo non devo essere io ingiusto ma devo poter cancellare l’ingiustizia, che l’altro magari sta pagando, perché possa essere salvo e non

distrutto.

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