21.08.2022 – 21^ del Tempo Ordinario: Nulla senza fatica – Lc 13,22-30
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Nelle comunità di Luca si sono infiltrati il lassismo, la stanchezza, la presunzione di essere a posto con Dio.
Per noi oggi può dirsi tiepidezza dove non si è propensi né a compiere determinati gesti di bene e nemmeno però veri peccati. Il risultato è una vita insipida che non soddisfa né se stessi e né gli altri. È innocua.
Papa Francesco la chiama mondanità che non è rinuncia a godere della bellezza e della bontà della cose che ci sono nel mondo ma acquisire la mentalità mondana relativa al benessere solo terreno.
Si può anche chiama riduzione del Vangelo alla propria portata.
Uno stato di cose che genera i funzionari delle cose di Dio che assolutizzano l’apparato esteriore e si prodigano perché tutto sia perfetto. È questo il riferimento “abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Non basta ammirare o frequentare ambienti significativi da un punto di vista religioso, neanche rimanere colpiti da parole emozionanti e, ancor più sorprendente, l’essere registrati nel libro dei battesimi o anche di aver partecipato alla cena con Lui, di essere andati a messa.
Come si è visto Gesù non risponde direttamente alla domanda se sono pochi quelli che si salvano, ma chiarisce come si entra nel regno di Dio, cioè, come si diviene suoi discepoli e come ci si mantiene tali oggi.
La condizione è: sforzatevi di entrare per la porta stretta perché molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
La porta evidentemente è sempre Lui, Gesù, e il suo modo di vedere e pensare. Stupisce il fatto che ci sia che non riesca ad entrare. Chiaramente non gli manca la buona volontà, ma sbaglia il modo. Il riferimento è al fariseo che conduce una vita impeccabile ed esemplare, digiuna due volte per settimana, non è ladro né adultero, eppure non entra.
Per passare attraverso una porta stretta c’è un solo modo: farsi piccoli. Fino a diventare servi di tutti. Il piccolo è chi sa di non meritare nulla. Anche perché non riesce a mettere in pratica tutte le norme prescritte. Però riesce a dimostrare tutta la sua forza elevando lo sguardo dalle cose che potentemente lo attraggono e immola il tutto a Dio e confida in Lui!
Non si tratta allora di conoscere la proposta evangelica ma di aderirvi tessendo una relazione vera con Dio che costa un’apertura a qualcosa di sempre più grande che richiede una continua dilatazione del cuore operata dal dolore e dalla prova che incombe in ogni vita, diventandone strumenti preziosi. È il modo migliore per dire “no” alle svariate forme di egoismo che vede tutto in funzione di sé senza riferimento, se non formale, a Dio.
E esercizio migliore è sforzarsi di volersi bene che fa acquistare la forma giusta, quella del proprio limite segnato dalla presenza di altri che restringono il raggio di azione, e che dà la fisionomia giusta che Gesù facilmente riconosce. È così che è possibile la vita sulla terra e permette l’accesso al cielo di Dio, che è Padre di una moltitudine di figli.