21.09.2014 – 25^ Tempo Ordinario: Dio guarda la persona!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,La parabola degli operai chiamati a lavorare nella sua vigna (Mt 20,1-16) fa capire che Dio
- non sopporta che una persona sia oziosa, che perda del tempo prezioso, che non possa vivere la vita;
- desidera che ricavi dal suo lavoro il necessario per vivere.
- vede il denaro come un bene da distribuire; e quindi non è un bene in se stesso se non circola. Lo vede in funzione della persona.
Come uscire dall’ozio?
È necessario mettere in moto la fantasia che Dio ci ha dato con oculatezza e insieme con intuizione. Un esempio personale: negli anni 80 c’erano in parrocchia giovani tutti disoccupati. Prendemmo il coraggio quattro mani e due di loro iniziarono una esperienza di lavoro. A titolo informativo ecco alcuni articoli dello statuto:
Art 1: Le suddette costituiscono fra loro una Società con lo scopo di fare un’esperienza di vita comunitaria a livello sociale e produttivo. Detta Società nasce sulla base di un nuovo rapporto fra persone, in cui l’individuo viene prima del lavoro, e richiede come norma prioritaria che ogni componente svolga nel modo migliore il lavoro in funzione dell’altro.
Art 2: La Società viene denominata “Società Arcobaleno”.
Art 5: Le persone possono essere ammesse all’attività della Società in qualità di socio alle seguenti condizioni:
– abbiano fatto una coerente scelta di vita.
– considerino la persona umana, e quindi anche se stesse, come soggetto di lavoro e non tipico oggetto da produzione.
– vedano il lavoro come necessità per vivere e non pura e semplice fonte di guadagno.
Art 8: Dalla retribuzione mensile netta di ciascun socio dovrà essere dedotta una cifra pari al 3% (tre per cento) da destinare ad un fondo comune. Detto fondo dovrà servire essenzialmente ad integrare la retribuzione del socio che si trovi, a giudizio della maggioranza, in situazione particolarmente disagiata, o ad altri scopi decisi dalla maggioranza, anche se estranei all’oggetto sociale.
Due altre giovani poi profittarono di un corso per stilisti a Ellera, sovvenzionato da fondi europei. Era a numero limitato: una fu scelta e usufruì del contributo, l’altra, prima scartata, fu poi ripescata ma senza contributo. Che fare? Forti dell’esperienza di vangelo, fecero bastare il contributo per due e, pagata la benzina, frequentarono il corso, conseguirono il diploma e si aprì un secondo laboratorio denominato Albanuova.
Come vivere il rapporto col denaro?
Più che a spendere è necessario imparare ad amministrare. Essere padroni di noi stessi e non lasciarsi padroneggiare dal denaro quando c’è e quando non c’è. E in momenti di emergenza è necessario imparare a mettere in atto Fondi di Solidarietà soprattutto quando il lavoro non dà sufficienti risorse per vivere dignitosamente come figli di Dio e soprattutto quando non c’è.
Oggi c’è l’esperienza denominata Economia di Comunione. Nata da Chiara Lubich nel 1991 in Brasile. È bello pensare come i carismi siano stati sempre all’origine anche dell’economia come quello benedettino che, coltivando ortaggi o quant’altro intorno al monastero, poi i monaci portavano i prodotti al mercato, con vendita diretta e…a prezzo giusto. E nacque l’economia di mercato. Anche nel campo economico c’ è sempre la mano di Dio che di economia vera se ne intende bene!
Questa nuova economia chiede ai soci il rispetto di tutto ciò che riguarda il mercato (produzione, vendita e paga per l’operaio o l’ impiegato) ma libero dalla speculazione fonte di ricchezza per alcuni e causa, per tanti, di estrema povertà.
E questo lo fa dando agli utili di un’azienda un giro diverso: 1/3 per reinvestimento – per cui se una di loro ha avuto danni, viene aiutata e non si lascia chiudere! – 1/3 per nuove università perché ci sia anche una nuova mentalità economica, quella di comunione; e 1/3 per il sottosviluppo perché i paesi possano, mediante il lavoro, sviluppare tranquillamente.
Il Vangelo dista molto dai modi di pensare di oggi, come i pensieri di Dio dai nostri. Ma l’importante è comportarsi in modo degno del Vangelo di Cristo.