Siamo all’ultimo lungo discorso, prima della partenza definitiva di Gesù dai suoi. È il momento dei ricordi, ma anche delle consegne, delle volontà ultime che si vorrebbe rimanessero per sempre.
Anzitutto Gesù invita i suoi a vedere la sua assenza non come una disgrazia, ma come un altro modo di essere presente: «Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e faremo dimora presso di lui».
Mentre i discepoli attendono che Gesù si manifesti in modo pubblico e spettacolare, Egli dichiara che sarà in forma interiore e profonda: la venuta della Trinità nel cuore del cristiano.
Giovanni qui usa il verbo “rimanere” per dire “prendere dimora”. Il termine greco monè (da cui “monastero”) è lo spazio dove ciascuno trova la sua dimora, il suo posto: uno spazio di gratuità e libertà, di intimità e pace.
Cosa vuol dire questo abitare nel discepolo? …che, dopo aver ascoltato la parola del Vangelo, egli riceve la vita di Dio ed è portato a compiere le stesse opere di Gesù e del Padre.
Nel versetto seguente Gesù promette lo Spirito Santo.
Il Padre che ci ha pensati e voluti e che per mezzo del Figlio ci ha amati fino alla fine, dona lo Spirito Santo per delineare il progetto “Gesù” che è quello di un Amore che si espande e si radica in ogni punto e in ogni momento, in ogni azione e in ogni evento. È quell’Amore fraterno – il sogno di Dio! – che lega uomini e donne con tutto il creato che li circonda, riconducendoli nell’alveo della sua Volontà di Padre.
È Lui, lo Spirito Santo, che segna i passi nuovi da compiere e che rende Gesù contemporaneo di ogni uomo e donna e di ogni tempo. Non abbiamo dunque che Lui come espressione viva di Gesù e del Padre.
Gesù assicura che i suoi discepoli troveranno sempre, anche nelle situazioni sempre nuove, una risposta alle loro domande, conforme al suo insegnamento, se sapranno ascoltare la sua parola e mantenersi in sintonia con gli impulsi dello Spirito presente in loro. Dovranno avere molto coraggio perché, spesso, egli chiederà cambiamenti di rotta tanto inattesi quanto radicali.
Ma lo Spirito non insegnerà null’altro che il Vangelo di Gesù ma lo farà in modo dinamico, con l’impulso interiore, inducendo in modo irresistibile nella giusta direzione, stimolando al bene, portando a fare scelte conformi al Vangelo.
Per questo ricorderà a tutti le parole di Gesù che, pur trovandosi nei Vangeli, corrono il rischio di essere sottaciute o dimenticate. Com’è possibile dimenticare le parole così chiare del Maestro che proibiva ogni forma di violenza contro il fratello? Eppure è successo. Ecco allora lo Spirito interviene per ricordare, per richiamare alla mente dei discepoli ciò che Gesù ha detto: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano… Se qualcuno ti percuote su una guancia…” (Lc 6,27-29). Per molti secoli i cristiani sono riusciti a tappare le loro orecchie ai richiami dello Spirito, ma oggi chi tenta di giustificare l’uso della violenza si trova sempre più solo e più pressato dalla voce dello Spirito che… gli ricorda le parole del Maestro.
Con brani tratti dai commenti di p. Armellini