22.10.2017 – 29^ del Tempo Ordinario: Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,Uno dei problemi oggi più dibattuti riguarda il rapporto tra fede e politica. La fede, pur vedendo l’intervento di Dio nella storia e di dare le proprie valutazioni dei fatti, non può per questo negare o sottovalutare la responsabilità e il potere che spettano all’uomo. Il credente deve rendere “a Dio quello che è di Dio”, ma anche “a Cesare quello che è di Cesare” (v 21). La storia dipende dall’uomo, che la gestisce soprattutto tramite il potere politico. A questo compete promuovere e difendere il bene comune. La fede, nella misura in cui esso interpreta rettamente la propria funzione e rimane nell’ambito delle proprie competenze, ha il dovere di riconoscerlo, di accettarlo e di apprezzarlo.
Gesù, nella risposta al tranello tesogli, non si schiera né con una parte né con l’altra. La sua risposta mette l’accento sulla seconda parte. Gli hanno domandato di Cesare, ma Gesù è venuto a parlare di Dio. Ognuno al suo posto e Dio al di sopra di tutto: a Lui tutto è dovuto, anche l’azione di Cesare. Di nulla siamo padroni, perché tutto è dono. Siamo in debito verso Dio e verso gli altri: genitori, amici, storia, cultura, lavoro; anche nel pane quotidiano è impresso l’apporto di innumerevoli mani, anche della mano di Dio. Allora impegniamoci ad essere dono: a Cesare spetta la moneta; a Dio la persona con tutto il cuore, la mente e le sue forze. Rendere significa far brillare in me l’immagine di Dio che sono.
Provo, in questa settimana, a chiedermi: a chi appartiene il mio cuore?
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