22.11.2020 – 34^ Tempo Ordinario – Cristo Re dell’Universo: L’altro è Gesù – Mt 25,14-30
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Gesù conclude il discorso sul Pane di Vita dicendo: “Le parole che vi ho dette, sono spirito e vita” (Gv 6,63).
- È IL SEGNO EVIDENTE CHE SONO LE SUE PAROLE A DAR VITA A TUTTO. È per una Parola che accade il mistero del suo Corpo eucaristico e il suo svelamento, ed è per una Parola che accade il mistero del suo Corpo mistico e la sua rivelazione. Credere alla Parola di Gesù è la base di ogni comportamento di fede. Una donna gridò: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato! Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,27.28). La fede nel Pane di Vita è la stessa che ci porta verso l’uomo fatta di carne. È lo stesso Gesù! È lo stesso suo Corpo: solo che quello eucaristico vive nel silenzio e si lascia prendere con facilità, mentre quello dell’uomo – chi già in Gesù perché battezzato o è comunque chiamato ad esserlo e che è già da Gesù introdotto nella sua vita – trascorre una vita attiva su tutti i fronti e richiede ogni fatica per poterlo accogliere.
- È COMUNQUE LA COMUNIONE ALLA SUA PAROLA CHE RENDE SACRA L’EUCARISTIA E SACRO L’UOMO, OGNI UOMO. Il vangelo di oggi ci assicura che quando incontro un volto umano, incontro la voce che fa risonare su di lui la stessa parola che risuonata su Gesù ne Tabor: «Questo è il mio Figlio diletto» (Mc. 9, 7). Questa è la suprema dignità che nessuna malvagità e nessun altro potrà mai cancellare. Nell’altro incontro Gesù non perché è buono, o lo merita, o rifletta nella sua vita tanta luce di Dio, ma solo e unicamente perché Dio lo ha adottato in maniera irrevocabile come figlio.
- COSA FARE VERSO CHI NON HA ANCORA INCONTRATO GESÙ? Amarlo con lo stesso amore di Gesù, quello che egli stesso nasconde in sé. È un amore che, a prima vista, non dice niente di Gesù, ma semplicemente lo incontra, getta luce su Gesù nel prossimo, rende Gesù percepibile, credibile, accettabile in lui, anche per lui. Del resto non sappiamo nulla di come il prossimo è realmente in se stesso. In ogni nostro giudizio possiamo ingannarci. Ma una cosa la sappiamo, ed è la prima e unica sicurezza che vale per ogni uomo: Egli è amato da Dio, Dio ha donato suo Figlio per lui, Gesù si è identificato con lui fino alla morte, in lui mi viene incontro Gesù. Questa certezza fa scoprire anche all’altro di essere amato da Dio.
- UN TALE INCONTRO RICHIAMA L’ASCOLTO DELL’ALTRO. Entrare cioè in lui così da prenderlo talmente sul serio con i suoi desideri e le sue attese e i suoi modi di pensare, come si deve prendere sul serio il Signore. Certo, questo amore che porta a Gesù nel prossimo non dona solo una sensibilità affinata per l’altro e per ciò che egli vuole, ma anche la sensibilità e la disponibilità per ciò che Dio vuole. Questo preserva l’amore dal pericolo di un semplice adeguarsi alle opinioni e le stranezze del prossimo.
- QUALE METODO PER AMARE SENZA SBANDARE? Lo si coglie bene quando, pur essendo totalmente per l’altro, si rimane nello stesso tempo liberi di lasciarlo, quando l’istante seguente ci chiamerà verso un altro prossimo. Ma è un lasciare a Colui per il quale il nostro amore vive ovunque e per tutti; il suo amore vive anche per l’altro.
- E ALLORA: NON BASTA AVERE GESÙ IN SÉ MA VA TROVATO NEL VOLTO DI OGNI FRATELLO E SORELLA. Così da poter dire in verità: Tu, chiunque tu sia, sei figlio di Dio e io ti sono fratello!