23.03.2025 – 3^ di Quaresima: Non approfittiamo della sua pazienza
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,Viviamo in un’epoca complessa, se non addirittura complicata. Immersi nel “villaggio globale” della comunicazione, riceviamo notizie da tutte le parti del mondo e ci illudiamo così di comprendere avvenimenti di cui non siamo testimoni e che riceviamo già filtrati da interpretazioni. Così finiamo con l’arrenderci alla situazione e perdiamo il gusto di approfondire l’accaduto, di coglierne i differenti aspetti, di trarne una lezione per la nostra esistenza.
Facendo esplicito riferimento a due fatti di attualità, che hanno colpito la gente del suo tempo, Gesù ci insegna ad interpretare gli eventi e a cogliere il messaggio che ci raggiunge.
In questo modo egli ci invita a misurarci con la realtà, guidati dalla Parola di Dio.
Così egli comincia sgombrando il campo da interpretazioni sbagliate. Quelli che hanno subìto una morte violenta a causa dell’arroganza di Pilato e quelli che sono periti a causa del crollo della torre di Siloe non sono stati raggiunti dal castigo di Dio. È fuorviante leggere nella loro fine la giusta ricompensa per i loro peccati.
E tuttavia c’è una lezione da cogliere, e riguarda la fragilità della nostra esistenza, i pericoli che incombono su di essa. Tra tutti ve n’è uno che spesso minimizziamo, ed è quello di rovinare, di perdere la nostra vita perché non abbiamo preso sul serio l’invito di Gesù a convertirci, a volgere i nostri sguardi verso di lui, ad accogliere sinceramente il suo annuncio di salvezza.
La sicurezza stradale, il rispetto delle norme di prevenzione degli incidenti sul lavoro, una vita sana che allea buone abitudini alimentari all’esercizio fisico: sono tutte “regole” che esigono attenzione.
C’è però qualcosa che conta sincera a Cristo, la cura prestata al proprio rapporto con Dio, l’impegno nello sradicare il male che ha attecchito in noi ed a vivere una vita bella e generosa secondo il Vangelo. Paziente perché ci ama, ci vuole bene e attende la nostra conversione. Ma non approfittiamo della sua bontà. Il rischio che corriamo è troppo grande: sciupare la nostra esistenza, tagliarci fuori da quella salvezza che ci viene offerta, rinunciare ad una vita in pienezza, che trabocca nell’eternità. Questo è il pericolo maggiore. Rammentare la nostra fragilità deve indurci a non ritardare la nostra conversione.
(Roberto Laurita)
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