23.06.2024 – 12 ^ Domenica del Tempo Ordinario: IL SONNO SACRO DELLA FEDE – Mc 4,35-41
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,E Gesù dormiva, poi si sveglia e denuncia la mancanza di fede.
Già Marco, parlando del Regno di Dio come un seme, aveva detto del seminatore: dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce.
Siamo ad un duplice sonno quello di Gesù e quello nostro. Cosa sottendono?
Gesù, sveglio o dormiente, è comunque una garanzia; Egli conosce bene ciò che accade e ci accade.
Noi, svegli o dormienti, viviamo in un continuo esercizio di fede, in ciò che non si vede ma che si sviluppa, germoglia e cresce a suo tempo. E Gesù va cercando in noi questa fede.
Ci si trova allora in una situazione difficile e qual è la reazione, forse dire:
>> Dove sei, Signore?
>> Perché non intervieni?
>> Cos’è il tuo silenzio?
Gesù in quella circostanza si fa sentire destandosi e calmando il vento, ma fa anche capire che non è per questo che si ha fede. La fede infatti si vede quando il vento è contrario, quando capita qualcosa che prova a togliere la pace, e se ne ringrazia Dio gettando in Lui ogni preoccupazione. È nel buio che si accende una luce. È quella che emana da lui quando grida: Dio mio, perché mi lasci solo in questa situazione così dolorosa? È qui che la fede diviene esperienza. Chi lo ama ha la luce di Dio ed è luce del mondo. E quando lo si ama così, si sperimenta anche la gioia.
Per dire quanto lo si deve amare: finché non si assapora la felicità; non tanto però quando lo si comprende ma quando non si riesce a capire chi Egli sia.
Anzi c’è di più: va vissuto ma senza pensare a capirlo; va amato ma senza pensare di sapere chi Lui è. E una volta che siamo anche noi, senza luce, senza forza, lasciati soli, possiamo gioire anche nei dolori, e capire subito che tutto è il meglio.
E questa è la strada: fare di ogni ostacolo una pedana di lancio per Lui e ritrovare vita sempre più piena nell’amore verso i fratelli…. Fino ad accorgerci che un Altro vive in noi, perché la forza che si ha, la costanza e la perseveranza, si avverte che non vengono da noi.
Lascia una risposta