23.10.2016 – 30^ Tempo Ordinario: Umiliazione o esaltazione? A noi la scelta!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,“Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato” (Lc 18,14). L’umiliazione non è altro che la morte dell’io; e quando esso muore nasce l’uomo vero voluto da Dio. Viene, cioè, in evidenza chi è l’uomo proprio dal vero, dal suo limite, dal suo non essere Dio.
È dunque la verità sull’uomo che non si ritiene – o non è ritenuto – capace di qualcosa mentre lo sta diventando. Esattamente come Gesù, che si manifesta come Dio quando appare tutt’altro che Dio.
L’umiliazione allora non è un negativo come non lo è un Crocifisso. Ma è, come il Crocifisso, un innalzamento.
E si ripete come per Gesù: “quando sarò innalzato attirerò tutti a me”; che per noi dice: sarò produttivo, porterò frutto.
L’umiliazione dice la verità anche sulla vera umiltà. L’essere umile – che richiama la terra (humi) – è rimanere aderenti alla terra e anche con i piedi per terra: senza vanto, senza boria, senza ricerca di consensi, senza apparenza, senza ipocrisia – simile a quella del fariseo che si sente nel giusto perché super, sopra e mai sotto -.
Come conferma sentiamo l’esperienza di una santa: “Disse Gesù alla Santa Angela da Foligno: “Tu conoscerai che Io sono in te allorquando, se qualcuno ti oltraggerà e ti nuocerà, tu non solo sopporterai con pazienza, ma proverai vivo desiderio degli oltraggi e delle sofferenze e le riputerai, avendole, grazia. Questo è il segno certissimo di Dio”. (Esperienza di Dio Amore – il libro di Angela da Foligno CN 73).
Come concludere oggi che è la Giornata missionaria?
Dio si fa conoscere attraverso la verità su di noi, la trasparenza davanti a Lui e a tutti; quella che fa da specchio quando l’ipocrisia ci si pone davanti e può venire anche imbrattata, non essere considerata. È allora che Dio passa e si afferma.
Quindi per evangelizzare
1. Aderire al Crocifisso, accogliendo il negativo e ciò che appare tale, direttamente dalle mani di Dio – e che i santi chiamavano il “sanatotum”, sana tutto –. Si abbrevia il discorso e si permette a Dio di trasformare in “grazia” anche ciò che appare – e lo è – una offesa.
2. Mai apparire ciò che non si è. L’ipocrisia è la vera nemica dell’uomo perché fa diventare l’egoismo struttura di peccato, e quindi una vera tragedia.
3. Imparare a dire in verità: “Tu, mio Dio, sei tutto e io sono nulla”. Così pregava S. Francesco:
Mio Dio e mio tutto!
Chi siete voi,
mio dolcissimo Signore Iddio,
e chi sono io,
io povero vermiciattolo,
vostro servo?…
Signore santissimo
io vorrei amarvi
Signore mio Dio,
io vi dono tutto il cuor mio
e lo desidero ardentemente
fare sempre di più,
se almeno lo potessi compiere.
(Questa preghiera è riportata da Bartolomeo da Pisa, nelle sue “Conformitates”, come preghiera quotidiana di San Francesco. Anzi, Bartolomeo scrive che il Serafico passava delle notti intere meditando su queste parole).
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