Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato (Mt 28,16)
Vanno a quel monte che, in questo vangelo, è il monte delle beatitudini. Il messaggio è chiaro: l’esperienza di Gesù risorto, è possibile per tutti i credenti di tutti i tempi, basta situarsi su “il” monte delle beatitudini, cioè accogliere il suo messaggio, che è stato formulato e riassunto nelle beatitudini. Su quel monte essi fanno una profonda esperienza interiore nella quale diventa chiaro per loro che Gesù è Dio. E lo adorano.
Ma si fa strada in loro un forte dubbio: saremo capaci di percorrere il suo stesso tragitto e di affrontare la persecuzione e anche la morte?
Gesù coglie questo turbamento e “si avvicina”, come a dire: non temete, ci sono io con voi! È ciò Matteo voleva dire. Al cap. 1, 23, già indica Gesù come il “Dio con noi”; a circa metà del suo vangelo Gesù assicura che “dove sono due o più, io sono con loro”; e qui conclude con le parole di Gesù: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, cioè fino a quando questo tempo sarà compiuto, cioè per sempre.
È con tale garanzia che ci si può muovere:
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (anche le nazioni pagane). (Mt 28, 19)
Andare, c’è sempre qualcuno che aspetta; uscire, non rimanere al chiuso; oltrepassare la cerchia dei soliti e degli amici. Ci sono per loro i poveri, chi è solo, chi è senza famiglia, gli emarginati e, in genere, gli scartati; aprire l’orecchio per ascoltare, gli occhi per guardare lontano; entrare nella vita delle persone disorientate che chiedono aiuto e vicinanza; sprigionare il calore dell’amore concreto fatto di opere e gesti che dicono: stai tranquillo, puoi contare su di me! orientare le persone alla vita del Vangelo.
Battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19)
Introdurre le persone nella famiglia di Dio che non è solitario e colui che dà ordini e comanda, porta via le persone care e semina triboli e spine sul campo della nostra vita. Un dio che non esiste, se Gesù è venuto a sacrificare se stesso lasciando liberi noi. Egli sacrifica se stesso e non chiede sacrifici! Ognuno poi risponde con la sua vita a questo suo essere dono per lui e per tutti.
È l’esperienza di Gesù che vale! Essa è incentrata in un continuo passaggio da morte a vita. La croce dice solo un discendere per poi risalire, il buio un tunnel che conduce alla luce. Soffrire con chi soffre e gioire con chi è nella gioia; portare i pesi gli uni degli e così si adempie la sua legge.
È l’Amatevi come io ho amato voi: il sentire la vita che si consuma e, per questo, la si realizza in pieno e si lasciano orme indelebili che saranno calcate da altri, tanti altri, in una catena interminabile!
Insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28,20)
Non badare a riempire la testa e quindi la mente quasi che Gesù sia, poi, un uomo di cultura e tutto finisce lì. Egli prima ha agito e poi parlato.
Ci ha dato un esempio (lavanda dei piedi) perché facciamo tra voi come ha fatto Lui; se uno vuole seguirlo, non pensi a se – o solo a sé! -, ma viva ogni giorno con la sua pena, – e non sognando ciò che non è! -; se uno lo ama fa ciò che Egli ha detto; non chi dice: Signore, Signore! Entra nel regno dei cieli ma chi fa la volontà del Padre; non c’è amore più grande di chi dà la vita per gli amici. E così via…
Ogni suo gesto ha parlato e continua a parlare!
Lascia una risposta