24.05.2020 – Ascensione: Io sono con voi tutti i giorni (Mt 18,20)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,La pedagogia pastorale di Gesù, sulla strada di Emmaus, viene ancora oggi disattesa:
Prima dovrebbero esserci la relazione, l’accompagnamento, il rapporto fiduciale, l’incontro, l’ospitalità;
Dopo la Parola che – come affermava il card. Martini – interpreta la vita a far ardere il cuore;
Solo dopo lo spezzare del pane.
Il rischio, altrimenti, è di celebrare eucaristie senza consapevolezza, senza portarci dentro la fragile e bella umanità che siamo, senza permettere l’incontro dei nostri corpi col Corpo, senza presentare all’altare i travagli della nostra vita settimanale, del mondo e della storia perché vengano trasformati e trasfigurati nel pane eucaristico.
Mons. Libanori, vescovo ausiliare di Roma, in una Lettera, ha messo a fuoco una riflessione che può stimolare argomentazioni interessanti per il dibattito teologico e pastorale del momento; anzitutto: «In un tempo di emergenza come quello presente, la fede e la devozione devono trovare vie nuove… Le chiese sono importanti, ma alla fine sono soltanto degli strumenti che speriamo di poter presto rivedere animate dalle comunità in festa. La Chiesa vera, quella fatta di uomini, ringraziando Dio, può vivere anche senza chiese, come è accaduto per i primi secoli e come ancora accade in molte parti del mondo».
Poi, il vescovo afferma: «Qui è necessario porci onestamente e con molto rispetto una questione di non poca importanza per noi pastori: se cioè la protesta, anche vibrata, contro la chiusura delle chiese sia animata dalla fede o non piuttosto da una religiosità da purificare. Attenzione a non lasciarsi catturare dal falso zelo…
Nella richiesta troppo insistente dell’eucaristia non di rado c’è una fede sincera… ma non matura. Intanto occorre ricordare a tutti che il Signore è realmente presente con il suo Spirito tra coloro che sono riuniti nel suo Nome;
È presente nella Parola e continua realmente a “nutrire” chi la legge e la medita;
Raccontano gli Atti degli Apostoli che “mentre lo [Gesù] guardavano, fu elevato in alto”. L’altezza a cui guardare richiama il mistero divino di Gesù Risorto. E tuttavia la sua ascensione non è uno staccarsi dalla terra. Gesù si sottrae agli occhi del corpo, ma non scompare dall’orizzonte di vita del credente. Anzi diventa una “collaborazione”: il Vangelo di Gesù va proclamato, con la vita prima e poi con le parole, a tutti i popoli della terra. Da questo momento la comunità cristiana è invitata ad essere “in cammino” per le strade del mondo. Con una certezza: “Io sono con voi tutti i giorni”. E quella di Gesù non è una presenza più o meno visibile, riservata ai pochi iniziati. È una presenza quotidiana, costante per i suoi testimoni.
È importante per noi conoscere i “luoghi” della sua presenza. Gesù è presente nella Parola, luce del nostro cammino; nella Chiesa, la comunità riunita nel suo nome; nel fratello che incontro perché so che Gesù ritiene fatto a sé ciò che io faccio al prossimo; nella voce della coscienza: voce “sottile” che impareremo a riconoscere tra le mille altre voci che risuonano dentro di noi; nelle parole della Chiesa, che ci aiutano ad essere fedeli all’unica Parola, che è Gesù; nei fatti della vita, personale e del mondo intero, che sono gli inviti di Dio ad essere costruttori di un mondo più fraterno. Lo troviamo presente in modo particolare nel dolore, in ogni sofferenza personale e del mondo. La croce, lo sappiamo, ci ricorda l’amore più grande: in ogni dolore noi discepoli del Crocifisso Risorto, possiamo riconoscere e amare Lui.
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