25.01.2015 – 3^ Domenica del Tempo Ordinario: L’avventura cristiana

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

“Dopo che Giovanni fu arrestato” (Mc 1,14).

Gesù non si chiede: o Dio, abbiamo perso una grande persona ora come faremo? Prende invece più forza ed esce allo scoperto. Non solo ma coinvolge nell’avventura anche altri già discepoli dello stesso Giovanni e che potevano sentirsi come orfani di un padre.

Insegna così a far di ogni passo falso una pedana di lancio. Al contrario di ciò che facciamo   spesso noi che vediamo nel negativo come una fossa o anche una voragine incolmabile. Con Gesù tutto si colpa e va avanti, purché lo si segua passo passo con fiducia, nell’amore.

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea Giacomo, e Giovanni. (ib 16.19)

Gesù non attende ma va. È Lui che incontra l’uomo là dove si trova, al posto di lavoro e – come nel caso dei discepoli – proprio quando sono indaffarati e vi sono immersi. Diciamo che Gesù entra a gamba tesa!

“E subito li chiamò” (ib 20)

Gesù non osserva ciò che essi fanno, non fa domande sul lavoro che talora deviano il discorso, ma va al sodo: venite dietro a me!

Possiamo qui far tesoro di un brano di don Tonino Bello:

La vocazione. È la parola che dovresti amare di più, perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio.

È l’indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita.  Sì, perché se ti chiama vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c’è dubbio. In una turba sterminata di gente, risuona un nome: il tuo. Stupore generale! A te non ci aveva pensato nessuno. Lui sì!

Davanti ai microfoni della storia, ti affida un compito su misura… per Lui! Sì, per Lui, non per te. Più che una missione sembra una scommessa.

Ha scritto TI AMO sulla roccia, non sulla sabbia, come nelle vecchie canzoni. E accanto ci ha messo il tuo nome. Forse l’ha sognato di notte, nella tua notte. Alleluia!

Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me!”

Vi farò pescatori di uomini (ib 17)

Egli “ci fa” e quindi l’importante è “lasciarsi fare”. Il Vangelo è lo strumento per arrivare a “contagiare con il bene”.

“Ed essi lasciate le reti lo seguirono” (ib 18)

E le reti sono il segno evidente del lavoro. Possono sembrare agli occhi nostri come dei pazzi e invece, a gioco fatto, sono stati intelligenti e furbi.

“Ed essi lasciarono il loro padre nella barca coi garzoni” (ib 20)

Il padre è il segno della tradizione degli antenati, e quindi essi, con questo gesto, dicono il superamento della tradizione che, pur buona, non regge di fronte alla proposta del Maestro. Vale la pena seguirlo anche a scatola chiusa.

Questa è la grande avventura che Gesù ha voluto iniziare non da solo ma insieme ad altri. È così spiegato il senso più profondo del Regno di Dio, di cui la Chiesa è la perla, che non è costruito e portato avanti da menti eccelse o da imprenditori e manager rinomati e nemmeno da persone isolate che tentano di dimostrare a se stesse di essere capaci di un progetto così ambito, ma è vissuto e condotto da persone libere nel cuore – dove tutto si è lasciato perché assume il suo valore secondario – e quindi capaci di fare tutto perché segnati dall’ Amore e pronti sempre ad amare.