(Sei giorni dopo), Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro. (Mc 9,2)
Il sesto giorno indicava la manifestazione della gloria di Dio sul Sinai e il giorno della creazione. Allora Marco vuole raffigurare il fatto che Gesù è la realizzazione piena della gloria di Dio, che si manifesta in una vita capace di superare la morte.
Fu trasfigurato, le sue vesti divennero splendenti, bianchissime. (Mc 9,2-3)
Evento che non è frutto dello sforzo umano, ma dell’azione divina, in risposta all’impegno di Gesù a favore dell’umanità.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti (9,10)
Questo perché essi non sanno ancora che la condizione divina, che hanno visto, passerà attraverso la morte più infamante, quella di croce. Quindi potrebbero avere dei falsi sentimenti di trionfalismo.
Cosa dice il Tabor?
Dio non vuole sacrifici umani, come pensava Abramo, ma accoglie il sacrificio del proprio figlio. E questo Egli lo fa perché il perdere se stesso per qualcuno è la sua legge interna. Quella legge che Gesù porta sulla terra e che vive senza imporla.
In essa tuttavia coinvolge altre persone.
Coinvolge Maria, sua madre, gli apostoli che gli stanno attorno, perché non fa che insegnare a saper perdere, ad essere cioè persone libere, ad essere finalmente persone.
Il Vangelo allora diventa tutto positivo, perché perdendo si è liberi, perdendo ci si pone come persone, perdendo si acquista.
Abbiamo allora dei doni di Dio? Se non si sanno perdere, condizionano. Perché se ci si appoggia al dono di Dio, non si diventa persona. Perché tutto quello che ci viene dato, anche come grazia, come dono, bisogna prenderlo per ringraziare Dio e perderlo subito per i fratelli.
Una tale libertà sa mettere Dio al suo posto.
E accade ciò che altrimenti non potrebbe accadere:
ti sembra che quella cosa fatta a te, sia ingiusta? Oppure: hai successo? Non gli dai più l’importanza di prima.
E comprendi ancora che se si parla male di te o fossi perseguitato, è vero ciò che Gesù dice: Beato te!
L’essere pronti a dare la vita è dare vita a Gesù Risorto in noi e tra noi.
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