25.06.2023 – 12^ del Tempo Ordinario: Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri (Mt 10,31)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,Il brano evangelico di questa domenica è tratto dal “discorso missionario” del capitolo 10 di Matteo. Esso è la seconda delle grandi dichiarazioni programmatiche di Gesù, che sostengono l’intera struttura del primo vangelo. Matteo, partendo dall’esperienza della sua comunità ecclesiale sottoposta a forti contestazioni dalla sinagoga giudaica, delinea la figura dell’apostolo come quella di un “confessore della fede”, di un vero testimone.
Liberato dalla tentazione della “catacomba” e della segretezza, superata la fase della formazione della comunità, che non può essere il grembo sicuro in cui ci si ritira per sempre, il cristiano è affidato al rischio del mondo e della vita. E come per il bimbo appena uscito dal grembo materno, l’impatto col mondo può essere traumatico: persecuzioni, incubi, pericoli. Ma in questa tempesta, che fa intravedere persino il rischio della eliminazione finale (v 28), si sente una voce: è il comando di Cristo ribadito per quattro volte come un ritornello insistente, garanzia e pegno di vittoria e di liberazione: “non abbiate paura”, non temeteli.
I “passeri” citati da Gesù, erano i più piccoli uccelli commestibili, il cui prezzo era bassissimo. A ricordarci l’attenzione paterna anche alle realtà microscopiche della natura. Essa diventa cura amorosa di Dio verso il suo fedele. Fidarsi di Dio e confidare solo in lui e nel suo amore, vuol dire liberarsi dalla paura del non-senso di tutte le cose e degli eventi gioiosi o tristi della vita.
Non è possibile ridurre il nostro cristianesimo ad una polizza di assicurazione da esibire in caso di sinistro.
Chi vuole essere discepolo di Gesù, rischia dietro a lui tutta la sua vita. Con una certezza: l’amore e la cura di Dio sono più forti di tutto. La vittoria sulla paura è il dono del “timore di Dio”, che ci porta a fidarci di lui: egli prende a cuore tutte le sue creature, ne segue con trepidazione il cammino, l’agire e il soffrire, in maniera discreta e rispettosa della nostra libertà, da lui stesso a noi donata.
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