26.06.2016 – 13^ Tempo Ordinario: Un rimprovero sapiente
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Gesù manifesta con chiarezza cosa è venuto a fare. Il suo non è un muoversi per avere consensi o per costruirsi un regno, sopra gli altri regni, che dimostri l’arrivo del Messia tanto atteso.
Gesù non viene ad opporsi a qualcuno ma ad affermare l’urgenza dell’Amore vissuto e annunciato. Si tratta della “buona notizia” che c’è qualcuno che pensa e agisce diversamente.
I discepoli sono ancora fermi all’orgoglio di far parte della cerchia “privilegiata” di Gesù e né vogliono l’esaltazione, riconoscimento, la strada spianata con sopra, magari, tappeti su cui poter passare.
Gesù “rimprovera” perché ne va di mezzo la sua stessa identità, di uno cioè che vuol costruire e non distruggere, – o che se qualcosa cade distrutto è perché c’è una nuova costruzione che cresce -, uno che vuole l’uomo salvo e non condannato.
E lo si comprende subito dopo quando qualcuno vorrebbe o potrebbe seguirlo.
- Un tale si propone di seguirlo. È in gioco la comodità, come un letto per dormire comoda-mente. Questa esigenza ce l’ha, – fa capire Gesù -, chi fa parte di regni umani e non chi porta avanti il Regno di Dio che è chiamato al dono di se stesso a 360 gradi; ciascuno nel suo stato di vita, ma sempre con la stessa gradazione.
- Gesù stesso invita. Viene in evidenza l’urgenza del Regno che è tale da non poter attendere che ci siano le con-dizioni ottimali, del tipo: “resto ora a casa per non lasciare mio padre da solo a tirar su famiglia, e il giorno che non ci sarà più bisogno ti seguirò”. Si tratta, è vero, di una situazione reale, ma il Regno di Dio strappa anche dall’ordinario e proietta in qualcosa di originale, per la sua novità e per il suo valore. Oggi va fatto e non domani!
- Un altro che si propone. Risaltano qui le “buone” ragioni di quelli di casa, del tipo anche qui: “si può far del bene anche da casa; cosa ti abbiamo fatto che te ne vai?” e che emergono come tentativi estremi di dissuasione. Diventano veri ostacoli per una vita che si presenta come un’avventura; e tale è, ma di marca divina. Di fronte a Dio gli affetti così importanti come quelli familiari, non possono equivalere o compensare la scelta fatta o che s’intende fare. Sono meno intensi e provvisori.
L’Amore che si richiede al cristiano – discepolo di Gesù, è così grande che tutto il resto non ce la fa a reggere; c’è, ma non riesce a dare garanzie totali e radicali.
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