02.11.2014 – 31^ Tempo Ordinario: I verbi della speranza

02.11.2014 – 31^ Tempo Ordinario: I verbi della speranza

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

1. Vedere Dio
Esser riconciliati con Dio
Salvati da Dio
Venire da Gesù
Vedere Gesù
Credere a Gesù

2. Preparare un banchetto
Strappare il velo
Eliminare la morte
Asciugare le lacrime
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato!
Venire
Ricevere il Regno
Dare da mangiare e da bere
Vestire
Visitare
Fare, già fatto.

3. Ricevere grandi benefici
Risplendere
Governare
Comprendere la verità
Rimanere presso di Lui
Vedere cielo e terra nuova
Abitare con Dio
Asciugare lacrime
Fare cose nuove
Dare gratis
Ereditare
Io sono Dio – lui figlio

Chi ha come amico Cristo Gesù e segue un capitano così magnanimo come lui, può certo sopportare ogni cosa; Gesù infatti aiuta e dà forza, non viene mai meno ed ama sinceramente.

Infatti ha sempre riconosciuto e tuttora vedo chiaramente che non possiamo piacere a Dio e da lui ricevere grandi grazie, se non per le mani della sacratissima umanità di Cristo, nella quale egli ha detto di compiacersi.

Ne ho fatto molte volte l’esperienza, e me l’ha detto il Signore stesso.

Ho visto nettamente che dobbiamo passare per questa porta, se desideriamo che la somma Maestà ci mostri i suoi grandi segreti.

Non bisogna cercare altra strada, anche se si è raggiunto il vertice della contemplazione, perché per questa via si è sicuri. È da lui, Signore nostro, che ci vengono tutti i beni. Egli ci istruirà.

Meditando la sua vita,

non si troverà modello più perfetto.

Che cosa possiamo desiderare di più, quando abbiamo al fianco un così buon amico che non ci abbandona mai nelle tribolazioni e nelle sventure, come fanno gli amici del mondo? Beato colui che lo ama per davvero e lo ha sempre con sé! (…)

Ogni volta poi, che pensiamo a Cristo, ricordiamoci dell’amore che lo ha spinto a concederci tante grazie e dell’accesa carità che Dio ci ha mostrato dandoci in lui un pegno della tenerezza con cui ci segue: amore infatti domanda amore.

Perciò sforziamoci di considerare questa verità e di eccitarci ad amare.

Se il Signore ci facesse la grazia, una volta, di imprimerci nel cuore questo amore, tutto ci diverrebbe facile e faremmo molto, in breve e senza fatica.

(Dalle «Opere» di s. Teresa di Gesù)

 

Gesù dice: “Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,26).

È così che Egli ha ridimensionato al massimo la morte riducendola proprio a nulla. Essa dovrà accadere ma come una variabile del percorso, una curva secca che non ti fa vedere lo sbocco se non dopo; è la galleria buia che prepara il ritorno alla luce.

È dunque una realtà vera che ci può creare paura, sgomento, incredulità ma non è definitiva.

San Francesco la chiamava “sorella” e con ciò poteva attenderla vigilante sì, ma con serenità.

Santa Caterina così scriveva ad una signora che aveva perso un figlio: “Carissima, vedendo che Dio non vuole altro che la nostra santificazione, non possiamo affliggerci, né restare sconvolti da qualunque cosa possa accadere. E conoscendo inoltre che ogni cosa avviene nella provvidenza di Dio ed è segno del suo grandissimo amore, cerca di superare questo dolore acuto per ciò che hai perduto e per la privazione che hai patito con la partenza di tuo figlio, Stefano. Gioisci ed esulta, perché tutto questo non sarà senza una crescita della grazia nella sua

anima e nella tua. Per la grazia di Dio lo vedrai presto”.

E Gesù prega: “E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.

Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo” (Gv 17,22-24).

 

Si muore come si vive per cui la morte diventa coronamento della vita.

La sapienza dei santi ci dice di vivere ogni attimo come se fosse l’ultimo. In tal modo la vita si unifica e diviene un pellegrinaggio verso una realtà nuova a cui si accede attraverso la morte.

Allora si vivrà più nell’illusione di non dover mai morire,  ma si può ricordare chi prima di noi è vissuto e ora è entrato in quella realtà nuova con la sua morte. Possiamo pensare dunque a coloro che sono arrivati o stanno arrivando: è una catena che non s’interrompe perché legata dalla vita che comunione e unità . La morte non è un punto ma una virgola.