È un giovane che vuol dialogare con gli anziani, li urta ma li ama. Si sente il fragore dell’urto ma resta colpito solo lui. Ed è il costo più alto dell’amore! la colpa degli anziani sta nel non aver ascoltato un giovane che diceva loro la verità. Penso oggi all’ Iran dove si è sordi ai giovani che sono la maggioranza del popolo. Quando una persona non sa ascoltare i giovani vuol dire che è già diventato vecchio … e fuori tempo!
È un giovane che ama Gesù fino a vederlo ma non se lo chiude dentro ma lo segue là dove egli va cioè fino a donare la vita. il suo pregio è quello di aver parlato da giovane non omologato. La fede di un giovane diviene seme di vita nuova. Egli mantiene in sé l’identità di Gesù che è quella più vera, quella che usa le armi dell’amore.
Così ne parla San Fulgenzio di Ruspe nell’ufficio di letture di oggi:
“Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato. … Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio. La carità che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità, che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.
Stefano per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva dovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.
Sostenuto dalla forza della carità, vinse Saulo che infieriva crudelmente e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole.
Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano.
Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Sì, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei Giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine dei peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli.
La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.
Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità, per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa”.