27.08.2023 – 21^ del Tempo Ordinario: UN NOME RISCHIOSO! Voi chi dite che Io sia? Tu chi dici che Io sono? – Mt 16,13-20

27.08.2023 – 21^ del Tempo Ordinario: UN NOME RISCHIOSO! Voi chi dite che Io sia? Tu chi dici che Io sono? – Mt 16,13-20

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LA RISPOSTA PUÒ RIVELARE…

  1. …se ci si è costruiti un Gesù su formato personale.
    Utilizzato poi a proprio uso e consumo, magari a riprova del proprio modo di pensare. Il che sarebbe una controfigura di Gesù.
  2. …o qual è il proprio impatto con Lui.
    Diverso per ciascuno. Del resto Gesù, pur di incontrare tutti, ognuno in particolare, si veste in mille fogge, ognuna diversa dall’altra. Ma Gesù è sempre lo stesso.
    DUE CAMPANELLI D’ALLARME
    ➢ il primo è la rigidità.
    Nessuno può manipolare Gesù né introdurlo in uno schema mentale o pastorale che sia. E lo dimostra egli stesso nei fatti manifestandosi il più delle volte trasgressivo: tocca un morto, un lebbroso, la stessa suocera di Pietro che, in preda alla febbre, viene presa per mano, il guarire in giorno di sabato e così via, tutte cose proibite dalla legge. Sono tante le situazioni in cui Gesù si manifesta tale nei confronti di norme che impediscono il bene dell’uomo. Un giorno lo fece capire in maniera aperta.
    “Egli entrò nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: “Àlzati, vieni qui in mezzo!”. Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?”. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: “Tendi la mano!”. Egli la tese e la sua mano fu guarita” (Mc 3,1-5).
    Dice papa Francesco che «dietro la rigidità c’è qualcosa di nascosto nella vita di una persona. La rigidità non è un dono di Dio. La mitezza, sì; la bontà, sì; la benevolenza, sì; il perdono, sì. Ma la rigidità no! Dietro la rigidità c’è sempre qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita; c’è anche qualcosa di malattia: quanto soffrono i rigidi e quando sono sinceri, e si accorgono di questo, soffrono perché non riescono ad avere la libertà dei figli di Dio” (Papa Francesco Omelia s. Marta del 24.10.2016)
    ➢ Il secondo è l’esclusione della croce.
    Si perseguono sogni di successo e una vita facile, e non si accetta la delusione e il fallimento. E anche la preghiera può finire con il chiedere di togliere la croce, mentre la maturità nella vita cristiana la si vede da come si vive il dolore e si fa proprio quello di altri e dell’umanità intera. Il dare la vita è la prova dell’amore vero, quello che incide e porta il cielo sulla terra.
    È qui che si comprende il perché Gesù ordini di non dire ad alcuno che egli era il Cristo, cioè il Messia atteso. È un silenzio a termine, per non creare illusioni. Sarà infatti la sua manifestazione come di Colui che non chiede sacrifici ma si offre come persona per il sacrificio, a fare la verità.
    E in seguito una tale vita vissuta anche dai suoi discepoli, il vangelo come vera buona notizia, sarà in grado di togliere dalla mente ogni falsa interpretazione di Gesù.
    Per concludere. Perché non far dell’esperienza con Gesù, un dono che possa inserirsi nel coro di tante altre esperienze? Nessuno infatti può assolutizzare la sua esperienza di Lui come se fosse unica. È la condivisione delle varie esperienze che avvicina, di più e meglio, alla verità su di Lui.