27.02.2022 – 8^ Tempo Ordinario: uno sguardo purificato
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,La parabola questa volta non riguarda i farisei (“guai a voi, guide cieche”- Mt 23,16) ma gli stessi discepoli. Anche loro possono prendere degli abbagli quando non rimangono alla scuola del Maestro e si fanno prendere da un falso zelo che tende a voler difendere lo stesso Dio dagli assalti del male.
Il discepolo è uno che ha incontrato Gesù che gli ha cambiato e purificato il cuore: è una creatura nuova chiamata a testimoniare con la vita e con il linguaggio di essere “come il suo Maestro” (Lc 6,40) e quindi mai più del maestro! Gesù ama far crescere il suo discepolo fino a coinvolgerlo nella sua vita e considerarlo affidabile. Tanto da dire: come il Padre ha mandato me così anch’io mando voi!
Gesù lo esprime con una immagine.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello … se non vedi la trave che è nel tuo occhio?
Cosa si può fare allora per avere uno sguardo buono e giusto?
Appare necessario innanzitutto prendere coscienza dei propri difetti, guardarli e riconoscerli per poi accettarli e, perché, no, imparare a riderci sopra. È un esercizio altamente benefico.
E quindi, consapevoli dei nostri, guardare quelli dell’altro, dell’altra.
Cosa può succedere?
Di ritrovarci sullo stesso piano, bisognosi entrambi di essere accettati come si è e di aiuto reciproco. C’è chi scende dalla propria autosufficienza, quel sentirsi un po’ migliori, – la trave che cade -, e chi cresce nell’autostima, quel sentirsi accolto così come uno è, – la pagliuzza portata via dal vento -. È un esercizio faticoso per ambedue ma con il risultato di potersi guardare nella verità senza difesa o pretesa sapendo solo che, pur difettosi, si è sempre fratelli e sorelle che possono camminare insieme.
Ed è praticare la giustizia, quella vera, che è ridare a ciascuno il proprio posto, a Dio quello di Padre, meglio Papà, e a noi quello di essere veri suoi figli e veri fratelli e vere sorelle tra noi.
Cosa fare concretamente?
Chiedere a Dio la grazia di accorgersi del proprio limite e di sentirsi un peccatore bisognoso di misericordia di cui fare esperienza concreta.
Considerare meno se stessi e più l’altro! E meglio se è l’altro a sentirsi più importante.
Non pensare che l’altro sia come lo penso io; è ascoltandolo fino in fondo che posso arrivare a conoscerlo meglio.
È un metodo che trasforma la vita da uno stare insieme al vivere fraternamente.