28.04.2019 – 2^ di Pasqua: Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,Gli Apostoli, passato lo smarrimento del Calvario, si sono dedicati all’incarico ricevuto, testimoniando concretamente la viva e liberante azione del Cristo.
Ma tutto parte dall’esperienza dell’incontro con il Risorto, il cui corpo era stato scritto con l’alfabeto delle ferite, ormai indelebili come l’amore di Gesù per noi. C’è un foro nelle sue mani dove il dito di Tommaso può entrare; c’è un colpo di lancia nel fianco dove tutta la sua mano può stare. E certamente nelle mani di Tommaso ci sono tutte le nostre mani. Cristo capisce il desiderio di Tommaso, la sua voglia e la sua fatica di credere e allora Lui stesso si fa avanti, si propone, tende le sue mani. E così farà per me, con i miei dubbi, con le mie incertezze, con il mio non fidarmi della comunità, che ha sperimentato la sua presenza: nei miei dubbi Lui mi verrà incontro.
Alla fine Tommaso si arrende. E non è scritto che abbia toccato il corpo del Risorto. Si arrende non al toccare, ma all’amore di Cristo che si fa incontro; si arrende all’amore del Risorto che è presentato in quel “pace a voi”. E questo non è un augurio o una promessa, ma è una constatazione: la pace è qui, è in voi, è già iniziata. E allora bellissima è la professione di fede di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”. Quel “mio” indica ciò che ha “rubato” il cuore, tutto quello che fa vivere; la parte migliore di me.
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