“Verranno giorni … in quei giorni … in quei giorni” (Ger 33,14.15.16).
“Sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti” (1^ Ts 3,12).
“Quel giorno… vegliate in ogni momento pregando” (Lc 21, 34.36).
C’è l’oggi, il giorno, il tempo di Dio (Kairos).
È necessario vegliare pregando. È il rapporto con un Papà che si traduce in amore reciproco e verso tutti.
La preghiera è rapporto con Gesù.
- Andare al di là dello stato di vita e ¬le occupazioni quotidiane pur belle, importanti, necessarie.
- Accorgersi che ciò che occorre è avere un rapporto intimo, personale con Gesù.
- Inizia al risveglio e continua per tutto il giorno.
- Muto parlare a Gesù e alla Trinità e silenzioso ascolto di ciò che Lui dice.
Per questo va scelto Dio, Gesù va messo al primo posto in tutta la vita.
Gesù conosce i problemi, le difficoltà, le cose di cui si ha bisogno…
Ci si abbandona a Lui in uno stato di donazione, di totale abbandono, di gioia dell’incontro che noi possiamo avere con Lui.
È vivere nella propria casa: nella Trinità dove c’è il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, Maria S. Giuseppe, i Santi. E noi che viviamo immersi in un mondo apparente, che è il mondo che ci sembra rea¬le, nel quale dobbiamo fare un certo gioco, vivere una certa vita, svolgere determinate cose, usciamo fuori da tutta la vita che passa, affatica, addolora per essere a contatto con Lui, e ritorniamo a casa, nel nostro vero mondo in cui si vive col Padre il Figlio e lo Spirito Santo in maniera cosciente.
È contemplazione che non vuol dire evasione dalla vita concreta ma è vera vita attraverso la quale io pos¬so affrontare cristianamente la vita di tut¬ti i giorni con i suoi scacchi, le sue tribolazioni, la stanchezza fisica e nervosa, con le sue croci quotidiane, difficoltà economiche, con tutti questi problemi…Io dopo posso affrontarli perché ho vissuto finalmente per un po’ di tempo, la mia vera vita, questo colloquio con Gesù, dicendo a Lui, a Maria, alla Trinità: Ecco tu sai tutte le mie difficoltà, le mie miserie, la mia poca fede. Conosci le mie mancanze…Adesso io posso stare con te a contemplarti.
Gesù va saputo ascoltare: mi parla ma, – frastornati dai rumori della vita, quelli del mondo, che ten¬tano di insinuarsi in questo spazio – non è facile sentire la sua voce. Bisogna abituarci ad ascoltarlo. Si tratta di ave¬re un silenzio interiore cioè un dominio (relativamente sempre) di tutte le nostre passioni (nel senso non cattivo: le agitazioni, i tumulti psicologici che ci so¬no nell’anima) ed essere andati al di là di questo. La sua è una voce sottilissima. Un si¬lenzio esteriore può essere il simbolo del silenzio interno che io debbo avere per ascoltare Gesù. Gesù ci dice sempre delle cose molto importanti, ci dice sempre delle cose importantissime. Molte volte quando siamo affannati, turbatissimi dai vari problemi della vita, ci dice:
Non temere, sono Io! Io ho vinto il mondo! Io sono con Te! Può darsi che fallirai come sono fallito io, ma non è importante per te né il successo, né l’in¬successo ma è mantenerti in questo rapporto con me.
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